Riflessioni sul nucleare: catastrofi e... catastrofe

'La Natura a vantaggio di se stessa'

Gianni Colonna (Club Alpino Italiano di Vasto)
30/05/2011
Territorio
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Cammino su un sentiero di montagna. Contemplo, stupito, il paesaggio e la meravigliosa bellezza della Natura. Oggi però non riesco a godere pienamente dello spettacolo. Lo sguardo è perlopiù rivolto al suolo; gli occhi persi, smarriti a fissare il vuoto, il nulla. Una sorta di pudore, di rabbia mista a senso di colpa mi impedisce di ammirare ciò che ogni volta scopro con l’ingenuità di un bambino. Una serie di immagini drammatiche, tragiche, si impongono alla mente, ne condizionano il pensiero e aprono una dolorosa ferita nell’anima. La tragedia accaduta in Giappone: il disastroso terremoto seguito dalla manata violenta dello tsunami. Pochi minuti per cancellare con gelida indifferenza tante vite, tante storie, tanti affetti, tanta fatica, il lavoro di tante generazioni. Dunque, anche di questo è capace la Natura???!!! Sì, anche di questo è capace, ma non per crudeltà o vendetta. La Natura non agisce contro l’uomo e contro la Vita. Agisce a vantaggio di se stessa, per ritrovare nuovi assetti geofisici. Lo ha fatto, imprevedibilmente di tanto in tanto, da milioni di anni (si calcola che la Terra abbia 4,65 miliardi di anni); lo faceva già da prima che l’uomo facesse la comparsa su di essa. Continuerà a farlo, l’uomo lo sa, considerato che è da più di 250.000 anni che la abita. Se ne dimentica o fa finta di dimenticarsene o, ancora peggio, crede di esserne padrone assoluto, invincibile, sprezzante, immortale. All’improvviso, però, prendo coscienza che la rabbia mista a senso di colpa non è nei confronti della Natura ma nei confronti dell’uomo e, dunque, di me stesso. E’ l’esplosione della centrale nucleare di Fukushima che aggiunge più dolore e ancora più rabbia. Dai disastri della natura io, uomo, mi sono ogni volta risollevato: terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami o altre catastrofi mai hanno messo in discussione l’impianto di una concezione ottimistica della mia storia, della storia umana, comunque votata al progresso morale e scientifico. La mia ostinazione, invece, a perseguire l’energia nucleare con i rischi accertati a cui vado incontro, mina alla radice tale concezione e rende a me stesso incomprensibile e vuoto di senso il progresso. La natura distrugge in un baleno la mia vita. L’incidente nucleare modifica, invece, lentamente nel tempo i miei stessi connotati fisici; altera, distorcendola, la mia genetica e quella di ogni essere vivente; corrode le mie viscere con il Cancro; mortifica la qualità del mio vivere. Io, uomo, ho identificato il progresso con la comodità e con il profitto senza riflettere che il progresso è, soprattutto, responsabilità: responsabilità nei confronti di me stesso e della mia specie che, per vivere, ha bisogno a sua volta di altre specie e di una natura integra. Con il nucleare io, uomo, agisco contro me stesso. E, quando alla violenza involontaria e imprevedibile della natura si aggiunge la violenza volontaria e incomprensibile della mia stupidità, gli effetti diventano irreparabili. Così, mentre prendo a calci un sasso innocente, realizzo che la Natura non va solo contemplata nella sua meravigliosa, incomparabile bellezza ma va anche attivamente salvaguardata e difesa. Salvaguardare e difendere attivamente la Natura! E’un mio dovere. Ora è anche un mio impellente desiderio!

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