LA STATUA DEL SANTO PATRONO IN PROCESSIONE DALLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO A SANTA MARIA MAGGIORE

Vi resterà fino al prossimo 30 settembre

Lino Spadaccini
19/09/2010
Attualità
Condividi su:

Oggi alle ore 18 la statua del Santo Patrono, dalla chiesa di San Michele Arcangelo, verrà portata in processione fino a Santa Maria Maggiore, dove rimarrà esposta fino al 30 settembre, a conclusione dei festeggiamenti in suo onore. Il giornalista e letterato Francesco Pisarri, tra le pagine de “Il Vastese d’Oltre Oceano”, parlando della chiesa e della statua del nostro Santo pastrono, scriveva: “Com’è soave il nostro bel San Michele! La statua ce lo mostra quale un giovinetto guerriero bellissimo: la statua, forse contemporanea della chiesa, e che prima era tutta di bianco – oro, ma di recente è stata scelleratamente ritoccata con tutti i colori dell’iride, e che, a mio parere, sarebbe opera santa ripristinare nella sua semplice antica bellezza!”. Ai piedi dell’Arcangelo, giace sottomesso il demonio. “Quis ut Deus?” (Chi è come Dio?) pronunciò l’Arcangelo Michele scagliandosi contro Lucifero, quando questi mise in discussione il potere di Dio. A tal proposito, c’è un simpatico episodio pubblicato da Espedito Ferrara tra le Effemeridi del suo “Histonium”, dal titolo “San Mmicchèle e lu dujâvele”: Una donna, prima di uscire dalla chiesetta, bacia il piede di San Michele. La comare, che le sta accanto, bacia il piede di S. Michele e poi bacia anche il diavolo. – Che ffì, cummà, te sì stuppedèite? – osserva la donna. – Eh, cummà, famm’accundundà tutt’e ddì! N’ se sa nu jurne gna po’ j’ ffenè!... Il nostro Santo Patrono nel tempo ha ispirato diversi poeti vastesi. Voglio proporvi un sonetto scritto dal magistrato Francesco Giacomucci, proprio nella sua abitazione vicino la chiesa patronale, dal titolo “Notti” (dalla raccolta “Veli”, Napoli, 1898). Ombre ho davanti, e in cuor; ululi brevi Foran l’anima mia, su quest’altura. Angiol Michele, la tua spada è pura Or sul demonio, e i tuoi calcagni lievi! Sognai quassù (tu rammentar mi devi) Tra cielo e mare, ne la notte oscura: Recava il vento un fremer di paura, Tu sguinzagliar Lucifero parevi… Ero su’ quindici anni e per la fronte Correvan fiamme; spiriti dannati E le ripe intravidi, io, d’Acheronte: Ma pur, gli anelli ne la man serrati, Tu sorridesti e di tenere impronte Parvero gli occhi del dimon segnati.

Leggi altre notizie su Histonium.net
Condividi su: