Il carabiniere Chiaffredo Bergia

Nella repressione del banditismo nel vastese si era reso famoso il carabiniere piemontese Chiaffredo Bergia.

Antonio Cilli
24/01/2003
Storia
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Nella repressione del banditismo nel vastese si era reso famoso il carabiniere piemontese Chiaffredo Bergia. Chiaffredo Bergia, figlio del popolo, chiamato giustamente ''l'eroe degli Abruzzi'', nacque in Paesana vicino Saluzzo: il Costantini nel suo libro ''Moti liberali e Brigantaggio negli Abruzzi 1848-1870'' ( Ed. Adelmo Polla Avezzano ) riferisce che ''I suoi genitori, Battista e Caterina Bonetto, tutt'altro che agiati, l'educarono come meglio potettero; ma egli non volendo guardare il gregge, nè piacendogli il mestiere dell'agricoltore, incominciò a menare una vita randagia, spesso seguendo i soldati. Poi emigrò in Francia, in cerca di lavoro, e, dopo una serie di avventure tornò in patria per arruolarsi nell'Arma de' carabinieri reali, il 12 dicembre 1860 [...] fu destinato alla legione di Chieti...'' Il Bergia dopo aver dato prova del suo non comune coraggio in numerose e ardite azioni contro la temibile banda del Taburini, nell'arresto del temibile Antonio Giorgiantonio, e dopo numerose altre brillanti operazioni, venne promosso brigadiere e fu messo a capo di una colonna mobile, con la quale si diede a una caccia spietata de' i briganti. Forse proprio dal brigante Tamburini, il Bergia apprese l'arte del travestimento: il nostro carabiniere si mascherava fulmineamente da frate, da contadino, da donnicciola, da mendicante e persino da brigante. Poi al momento opportuno s'avventava sul malfattore per ingaggiare con lui una lotta corpo a corpo e riusciva sempre a mettergli le manette. Il Piovesan ( La Città di San Salvo, cit. pag 290 ) racconta che ''Un giorno, ( il Bergia ndr) travestito da mendicante, penetrò nel covo del brigante Giuseppe Delle Donne di Cupello, evaso dalle carceri di Chieti, nascosto nelle grotte di Lentella. Simulando una grande fame, piagnucolando, chiese all'amante del fuorilegge [...] una zuppiera della polenta appena scodellata. Con atto fulmineo e con tutta la violenza la scaraventò in faccia al bandito. Dopo una lotta furibonda, riuscì a disarmarlo e a mettergli i ferri. Il suo gesto è ricordato anche in un verbale del Consiglio Comunale ( di San Salvo ndr ) del 18 marzo 1872 con una delibera di encomio''.

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