Presunto stop all'Abruzzo petrolifero, movimenti e opposizione studiano il disegno di legge

Antonino Dolce
03/12/2009
Attualità
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Solo due giorni fa il disegno di legge regionale a tutela della costa Teatina era presentato come lo stop definitivo al "centro-oli". Ottimismo, però, rimasto cauto da parte di quelle associazioni e comitati che si occupano della questione da tempo. Ora, man mano che il testo del disegno di legge viene esaminato più a fondo, anche dall'opposizione, suonano più forti i campanelli d'allarme dei cittadini che hanno a cuore la salute della regione. Il confronto, effettuato dal capogruppo PD, Camillo D'Alessandro, tra la vecchia legge (L.R. 14/2008) e quella che dovrebbe esser votata il 15 dicembre in consiglio regionale, mette in luce evidenti difformità e dubbi sul proposito della salvaguardia della regione dei parchi. Innanzitutto la scomparsa del comma 1 che chiamava in causa la Valutazione d'Impatto Sanitario (VIS), importante per la tutela della salute; ora, restano in piedi solo la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e la VAS (Valutazione di Impatto Strategico). Inoltre tali strumenti erano estesi, dal comma 2, per "qualsiasi progetto, piano o programma che rivesta interesse per la comunità abruzzese"; comma, anche questo, abrogato. Insomma, una tutela della salute che non ha più dalla propria parte lo strumento in grado di rilevare i rischi per l'uomo anche alla luce dell'abrogazione dei commi 3 e 4 che stabilivano tempi, procedure e collaborazione con l'ARTA. E ancora, scomparso il comma 5 che prevedeva l'obbligatorietà della VIA per ogni piano e programma di Regione, Province, Comunità Montane e Comuni; abrogato anche il comma 5 ter che regolava la predisposizione di "piani di settore che stabilissero le produzioni incompatibili con l'agricoltura". I commi 6 e 7 sono stati modificati e non si ha più regolazione alcuna sull'estrazione, la prospezione e la lavorazione degli idrocarburi che, nel testo, sono stati sostituiti da "oli combustibili"; oltre a ciò, non si parla più di eventuali ampliamenti. Infine è stato abrogato anche il comma 8, conquista dei vari comitati (soprattutto Natura Verde) che obbligava la presentazione di un preciso piano industriale (senza più la possibilità di gonfiare le cifre relative all'occupazione e agli investimenti) che sarebbe stato approvato o meno dal Consiglio Regionale. A esprimersi sulla vicenda sul blog di Nuovo Senso Civico anche Enrico Graziani, ex senatore della Repubblica, che negli anni '70 fu uno dei maggiori artefici della vittoria dei cittadini abruzzesi contro l'installazione della Sangro Chimica. E lo fa bollando il disegno di legge come "legge-propaganda" utile solo ad allentare la pressione sulla giunta regionale da parte di tutte quelle forze ed enti che si stanno impegnando con raccolte firme e proiezioni di documentari sull'argomento. Graziani continua sottolineando, inoltre, due punti cardine: il disegno di legge presentato qualche giorno fa non prende in considerazione le installazioni in mare e, cosa più importante, è illegittimo. Infatti, lo Stato ha riservato a sé la materia dell'energia. Insomma, sarebbe una mera mossa mediatica per confondere le tante anime che stanno smuovendo l'opinione pubblica con incessante impegno e costanza. Se davvero la Regione vuol mostrarsi attenta a questo tema, conclude, dovrebbe spendere tutte le energie possibili per riversare la medesima pressione a cui è sottoposta, sul Governo nazionale dello stesso colore politico.

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