LE REGOLE COME FONDAMENTO DELLA SOCIETA', GHERARDO COLOMBO INCONTRA I RAGAZZI DELLE SCUOLE VASTESI NEL CONVEGNO DI AMNESTY INTERNATIONAL

Michele Tana
26/11/2009
Attualità
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Il perché delle regole, l'importanza della loro comprensione, la troppo facile elusione di molte di esse e, inevitabilmente, ecco la giustizia in sofferenza, il paese dei furbi, dei sotterfugi, della trasgressione delle leggi. E' su questi aspetti, principalmente, che ha approfondito la sua relazione Gherardo Colombo, ex magistrato e uomo di punta dell'allora pool di 'Mani Pulite', l'inchiesta che scoperchiò la 'pentola' di 'Tangentopoli', oggi pomeriggio ospite nell'Aula Magna del Palazzo di Giustizia di via Bachelet di un convegno organizzato dalla sezione Vasto-Termoli di Amnesty International e dell'Università delle Tre Età. "Regola, persone, felicità. La strada, il percorso, il cammino... Verso i diritti umani", questo il titolo dell'appuntamento, introdotto da Grazia Giuliani, responsabile della locale sezione dell'Amnesty e da Romilda Santone, presidente dell'Università delle Tre Età. Stracolma l'aula, con la presenza - in particolare - di centinaia di studenti della scuole superiori della città, una rappresentanza dei quali anche al tavolo dei relatori e protagonista di alcuni interventi attraverso letture e brani musicali. Prima dell'incontro-confronto con i ragazzi Colombo si è intrattenuto con il Procuratore Capo Francesco Prete e quindi con alcuni operatori degli organi di informazione che lo hanno sollecitato sia sulla tematica oggetto del convegno (i diritti umani) che su quelli - certamente di stringente attualità - della giustizia e degli ultimi provvedimenti all'esame del Parlamento relativi in particolare al cosiddetto 'processo breve'. Su quest'ultimo aspetto si è soffermato con un semplice esempio: "I processi, a un certo punto, finiranno, però io mi chiedo: mettiamo che qualcuno dà un pugno ad una persona e le fa abbassare la vista al minimo. Non la perde, ma ci vede malissimo. Se il processo di primo grado non si conclude in sette anni a quella persona le si dice poi così: mi spiace, ci abbiamo messo troppo tempo, torni a casa calmo e tranquillo...". Su giustizia 'malata' e violazioni di legge, punta dell'iceberg di un panorama certamente non confortante, l'ex magistrato ha poi puntato l'attenzione ribadendo l'importanza della riscoperta del senso profondo delle regole, "quelle alla base della convivenza civile. C'è bisogno di ritrovare il punto di riferimento ideale, i valori di base, a cui si ispira la distribuzione di diritti e doveri, opportunità e obblighi, libertà e limiti di ogni individuo. Il rispetto dei valori della persona è la strada da percorrere, indicata anche dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che prospettano un modello di convivenza orientato al riconoscimento e alla valorizzazione dell’altro. Con una società così organizzata le occasioni per violare le leggi sono assai più limitate. Se i diritti di base sono tutelati, la devianza è meno diffusa e prosperano il dialogo, il confronto e la responsabilità, a vari livelli: politico, professionale, civile e amministrativo". Dopo aver lasciato la Magistratura nel 2007, Colombo, autore di diversi libri, si sta 'specializzando' soprattutto nella comunicazione e nell'incontro con le giovani generazioni allo scopo di sensibilizzarli sul questi temi. Assieme a Colombo, protagonista del convegno di oggi, il responsabile dell'Ufficio Comunicazioni della sezione italiana di Amnesty International, Riccardo Noury, tra i promotori della campagna "Io pretendo dignità", lanciata da Amnesty per denunciare e combattere le povertà nel mondo.

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