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“La quercia chiese al mandorlo: Parlami di Dio. E il mandorlo fiorì.”

Simbolo di speranza, rinascita e sollievo, sta animando i nostri campi. Scopriamo significati e leggende dietro al mandorlo

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“La quercia chiese al mandorlo: Parlami di Dio. E il mandorlo fiorì.”

Così cantava il poeta greco Nikos Kazantzakis. 

Il mandorlo, il cui nome scientifico è Prunus amygdalus, è conosciuto soprattutto nella varietà dulcis che ci regala i suoi dolcissimi frutti edibili, le mandorle. 

Ma il Prunus ha diverse varietà che in primavera fioriscono nelle campagne e colorano di bianco e rosa il paesaggio brullo reduce dall’inverno. Nelle zone a clima più mite i suoi fiori possono sbocciare già nelle prime giornate soleggiate di febbraio.

Il mandorlo è originario dell’Asia sud occidentale ed è stato addomesticato dall’uomo già durante l’Antico Egitto. La prima testimonianza della coltivazione del mandorlo domestico infatti è stata rinvenuta nella tomba del Faraone Tutankamon risalente al 1325 a.C. circa. Altamente probabile è che il mandorlo sia stato importato in Egitto dal Vicino Oriente.

Il fiore di mandorlo è, tradizionalmente, simbolo di nascita e di resurrezione. Tra i primissimi a sbocciare in Primavera, esso simboleggia il risveglio della Natura dopo la morte invernale ed in questo è un inno di speranza, poichè ci ricorda che la morte è solo il sonno delle cose, le quali torneranno a nascere sempre nella bella stagione; eppure, questo fiore presto sfiorisce e lascia spazio ai frutti, e quindi è al contempo monito alla fugacità ed alla fragilità della bellezza e della vita. Questa precoce fioritura è segno di rinascita già nella Bibbia: nell’Esodo, Dio indica a Mosè di prendere a modello, per forgiare l’oro al fine di ottenere il candelabro ebraico a sette bracci (Menorah), proprio i fiori di mandorlo. Nel libro dell’Ecclesiaste, questi fiori sono citati in un lungo passo sull’incessante scorrere della vita che presto appassisce e giunge alla vecchiaia.

Il suo frutto, la mandorla, stupisce da sempre per la sua scorza dura e per il dolce mallo in essa nascosta: così ardua da aprire ma così tenero l’interno che cela, la mandorla diviene simbolo del segreto che viene svelato dalla rottura del guscio. Si potrebbe osare un accostamento tra la scorza della mandorla e il velo di Maja di cui parlava il filosofo tedesco Schopenhauer: il velo di Maja cela costantemente la verità e, quando squarciato, permette di vedere la vera realtà delle cose, così come la mandorla racchiude e nasconde la sua morbida verità. Ad ogni modo, in molte culture questo frutto dall’interno tenero e dolce incarna l’essenza spirituale nascosta dietro e dentro le cose. Nella sua forma ovoidale è simbolo di fecondità, poiché richiama l’uovo cosmico, matrice primordiale dell’Universo. 

Nella mitologia greca, sempre ricco calderone da cui attingere significati e suggestioni senza tempo, il mandorlo è associato al mito di Fillide. Proveremo ad accennarlo brevemente per coglierne in qualche modo il messaggio.

Così come nella versione omerica del mito, la principessa Fillide o Filli, figlia di Sitone re della Tracia, fu trasformata in mandorlo spoglio dalla dea Atena mossa a compassione dopo che la principessa si era uccisa per il dolore credendo d’essere stata abbandonata dal suo amato Acamante, il quale, come ogni eroe, dovette partire alla volta di Troia per fronteggiare la guerra decennale di cui ci canta L’Iliade. L’albero rimase spoglio e sterile sino alla fine dell’inverno, quando l’eroe tornò e venne a conoscenza del tragico destino toccato a Fillide. Acamante decise di recarsi verso il mandorlo per piangere il suo dolore e, quando lo abbracciò, le sue lacrime ricaddero sul tronco e si trasformarono nei delicati fiori che tutti oramai ammiriamo allo sbocciare della Primavera. 

Un simbolo di speranza, di rinascita e di sollievo sta animando i nostri campi, come una campanella che silenziosa suona e annuncia l’imminente risveglio di tutta la vita, a ridosso dell’equinozio di Primavera.

 

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