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Quel drammatico, contraddittorio ma inevitabile 1860

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La pubblicazione del volume di don Gino Smargiassi ''Il Vastese tra la crisi finale della monarchia borbonica e gli inizi dello Stato unitario''costituisce senza dubbio una gradita sorpresa. ''Gradita'' perché l'opera, risultato di una lunga, meticolosa ricerca su di un anno cruciale della nostra storia contemporanea: il 1860, è tra le poche degne di merito prodotte nell'ultimo periodo in ambito locale. La caratteristica principale del libro è nell'essere impostato su una fitta trama di documenti (rintracciati in archivi privati e pubblici), che restituiscono persino il clima psicologico e culturale entro cui gli avvenimenti si svilupparono. Fondamentale a riguardo l'accesso all'archivio Ciccarone di Vasto, che ha consentito all'autore la lunga appendice documentaria: ''l'inedito carteggio Spaventa-Ciccarone'' essendo stato Silvio Ciccarone (amico di Silvio Spaventa) protagonista indiscusso per parte patriottica di alcuni episodi decisivi di quell'anno. In sostanza, tanto la ricostruzione quanto l'analisi sviluppata da don Gino Smargiassi integrano e confermano il quadro regionale emerso in lavori precedenti, a partire dal bel libro di Costantino Felice ''Il Sud tra mercati e contesto''. Dalla situazione economica preunitaria si evidenzia infatti un Vastese in sostanziale arretratezza, con un'agricoltura in espansione quantitativa ma non qualitativa (e relativo assalto ai demani e ai boschi rimasti), una pastorizia transumante in crisi, un artigianato non più concorrenziale con le merci di altre regioni o paesi, ed un commercio soggetto alle volontà dei grandi mercanti più ancora che alle congiunture del mercato. Quanto alla situazione politica, nel contesto dell'assolutismo paternalistico borbonico, si rileva come il movimento patriottico risultasse minoritario ed elitario, legato soprattutto a famiglie del notabilato o della ricca borghesia: per cui l'avanzata di Garibaldi dalla Calabria verso la Campania non poteva suscitare grandi entusiasmi ma solo qualche aspettativa di miglioramento economico; che di fatto venne disattesa, per l'incapacità della classe dominante ad affrontare la questione sociale con tempestività ed equità (alienazione dei demani ecc.).
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