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DA BIDONE A EROE

La 'rinascita' di Marco Borriello nella Juventus

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Il calcio è uno sport meraviglioso per tante ragioni; tra queste, la possibilità di trasformare un calciatore odiato e considerato inutile da tutti nel nuovo salvatore della Patria nel giro di poche partite. Ci sono stati moltissimi casi di questo genere, l'ultimo dei quali riguarda l'attaccante della Juventus Marco Borriello, che per tutti era un peso  appena una settimana fa e adesso, dopo due prestazioni convincenti condite da altrettante reti, si è trasformato in un'arma in più nella volata bianconera verso lo Scudetto.

 

L'annata dell'ex attaccante di Genoa, Milan e Roma non era iniziata nel migliore dei modi, con la scarsa considerazione del suo allenatore Luis Enrique mentre era in giallorosso e pochissime partite disputate, senza mai riuscire a lasciare il segno e a trovare la rete. A gennaio, Borriello è stato scaricato definitivamente dal club romano, il tutto dopo un solo anno di permanenza nella Capitale e dopo che già il Milan aveva rinunciato a lui per puntare su nuovi campioni come Ibrahimovic, Robinho e Cassano. Non che la nuova squadra sia inferiore alle precedenti, anzi: da Roma, l'attaccante napoletano si trasferisce a Torino, sponda bianconera, e viene inserito in un gruppo affamato di vittoria e caricato dalla grinta del nuovo allenatore Antonio Conte e dall'euforia di un campionato finalmente ai vertici dopo due stagioni buie. Il suo arrivo però non viene preso bene dai tifosi della Juve, arrabbiati perché a loro dire Borriello l'estate precedente aveva rifiutato un trasferimento sotto la Mole perché desideroso di giocare la Champions e lottare per lo scudetto nella Roma di Totti e Ranieri; un comportamento inaccettabile secondo i supporter bianconeri, che infatti lo accolgono a Lecce con uno striscione piuttosto chiaro:"Borriello mercenario senza onore e senza dignità".

 

Nonostante le premesse poco favorevoli, Conte lo difende da subito e gli da fiducia, mandandolo in campo già la settimana seguente contro il Cagliari e schierandolo titolare contro la sua ex-squadra, la Roma, nei Quarti di Finale della Coppa Italia. Le prestazioni di Borriello però non sono affatto all'altezza, anche perché il giocatore non è in buone condizioni fisiche e soffre per lo scarso impiego dei mesi precedenti, oltre ad aver bisogno di tempo per inserirsi negli schemi di allenatore e compagni. Neanche col passare del tempo e nelle partite successive, tuttavia, il rendimento dell'attaccante mostra segnali di miglioramento, e l'ambiente bianconero si chiede come possa essere davvero lui l'arma in più per arrivare allo Scudetto. Borriello accetta le critiche che gli piovono addosso con sempre maggiore insistenza, rimane in silenzio e continua a lavorare duramente, cercando di mettersi in mostra nei minuti che Conte gli concede e confidando di riuscire a sbloccarsi prima o poi. L'occasione del riscatto finalmente arriva: nella trasferta di Cesena, contro una squadra chiusa in difesa e con la Juve che ha bisogno di segnare per non perdere punti preziosi, l'attaccante subentra nella ripresa e a pochi minuti dalla fine del match segna la sua prima rete in bianconera, quella che vale la vittoria finale; è il 25 aprile, festa della Liberazione Italiana, il giorno giusto per liberare Borriello dalla sua maledizione. Appena quattro giorni dopo, a Novara, gioca da titolare e segna il secondo gol, stavolta non decisivo per la vittoria finale, ma comunque importantissimo per alimentare la fiducia personale del giocatore e farlo diventare l'uomo della Provvidenza, il nuovo eroe nella corsa allo Scudetto; lui stesso acquista nuovi consensi anche tra i tifosi, dedicando la rete di Cesena ad Andrea Fortunato, giovane bianconero scomparso 17 anni prima e rimasto da sempre nei cuori juventini.

 

Ora che ha raggiunto la forma migliore e si è sbloccato, Borriello non è più considerato una riserva inutile, gode della piena stima di Conte e dei suoi compagni, e può davvero essere l'uomo in più sotto porta nelle ultime 3 partite che separano la Juve dalla conquista del titolo. Lui però non sembra fare una piega, è pronto a rimettersi a lavorare sodo e a correre come e più di tutti per non interrompere il suo ottimo momento e convincere la dirigenza, finora piuttosto scettica, a riscattarlo in estate; il suo infatti è solo un prestito, e per tenerlo Marotta e Agnelli dovranno sborsare 8 milioni di euro, non pochi per un giocatore vicino ai trent'anni. Ma chissà, nel calcio come detto nulla è scritto, e ci vuole davvero poco per essere amati o odiati dai propri tifosi, a volte basta un solo gol. Come quello di Amauri, un altro attaccante che gli juventini hanno sempre considerato un bidone, e che dopo la cessione alla Fiorentina ha segnato solo una volta: contro il Milan, nella partita che ha ridato ai bianconeri la vetta della classifica. I casi del calcio, appunto...

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