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La psicologia dell'Invecchiamento a cura della dott.ssa Floriana De Michele

Cosa vuol dire invecchiare

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Che cos’è la psicologia dell'invecchiamento? Nasce intorno agli anni ‘80 perché c’era bisogno di capire i cambiamenti legati all’età 

COSA VUOL DIRE INVECCHIARE

Invecchiare rappresenta tutto un insieme di processi che segnano un organismo, una persona. Moltissimi fattori negli anni hanno favorito l’aumento della speranza di vita, come lo stile di vita, l’alimentazione, la prevenzione, le conoscenze mediche. Invecchiare non è sinonimo di malattia, l'invecchiamento comporta mutamenti universali e non reversibili ma non è per forza invalidante. La malattia è invalidante. L' invecchiare assume significati diversi a seconda del punto di vista che si tiene presente (biologico, psicologico, sociale). Da sempre l'uomo ha cercato di combattere l'invecchiamento, cercando l'eterna giovinezza, e anche se ciò non è possibile esistono fattori che favoriscono qualità della vita/ salute migliore. I fattori che concorrono ad uno stato di vecchiaia migliore di altri sono psicologici, comportamentali, sociali e hanno a che fare sia con evitare condotte che danneggiano la salute (fumo, droghe) sia la prevenzione(check-up), alimentazione sana, esercizio fisico. Invecchiare significa assistere a cambiamenti a livello fisico, sensoriale e anche cognitivi. Certe abilità restano stabili nel corso della vita, altre si perfezionano, come le abilità verbali. Cattell e Horn, (1966) hanno teorizzato la presenza di 2 componenti negli esseri umani che sono le componenti fluide (il ragionamento, pensiero astratto, la memoria) che risentono dell'età, e quelle cristallizzate, cioè abilità legate accumulate e imparate grazie all’esperienza che restano stabili con l’invecchiare. A livello cerebrale soltanto alcune aree risentono dell’età, ad esempio la corteccia prefrontale. Oggi ci sono numerose prove della plasticità cerebrale dell'anziano, nell'invecchiamento quindi assistiamo ad una di riorganizzazione funzionale del cervello e ciò permette all’ anziano di avere adeguati (in tanti casi anche alti) livelli di prestazione cognitiva.

Invecchiamento ed emozioni

Le emozioni, la parte integrante della vita di tutti determinano il nostro benessere e sono alla base della motivazione che muove le nostre azioni. Carstensen (2006), si è occupato dell’argomento proponendo la teoria selettiva socio emotiva. Carstensen sostiene che con l'aumentare dell'età le emozioni si regolano in maniera più sofisticata. L'essere consapevoli di avere il tempo limitato motiva l'anziano a cercare di dare significati positivi agli eventi facendo anche una rielaborazione in positivo delle vicende negative passate. Invecchiando aumenta anche l'intensità dei contatti con familiari, amici e persone vicine, per il piacere di stare insieme e anche perché questi rapporti sono quelli più gratificanti.

Teoria cognitivo affettiva:

Labouvie-vief, (2003): questa teoria sostiene che gli anziani ottimizzano le loro emozioni, in risposta alle maggiori difficoltà e vivono le emozioni in una vasta gamma di sfumature. Le persone anziane a regolano le emozioni più spesso e più spontaneamente rispetto ai giovani, evitando conflitti inutili. Perciò invecchiare diventerebbe sinonimo di una modulazione maggiore delle emozioni e maggiore regolazione emotiva, migliore stabilità dell'umore e diminuzione della risposta psicofisiologica che è la ridotta ricerca di sensazioni.

Sito web: www.studiopsicologiaabruzzo.it

Bibliografia

Cattell, R. B. (1966). (Ed.), Handbook of Multivariate Experimental Psychology. Chicago, IL: Rand McNally.

       Horn, J. L., Donaldson, G., & Engstrom, R. (1981). Apprehension, memory, and fluid intelligence decline in adulthood. Research on Aging3(1), 33-84.

       Carstensen LL, Issacowitz D, Charles ST. Am Psychol. 1999; 54: 165

       Labouvie-Vief, G. (2003). Dynamic Integration: Affect, Cognition, and the Self in Adulthood. Current Directions in Psychological Science, 12(6), 201-206.

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