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Vasto, 'terra d'oro e di poesia'

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Evocativa come pochi altri luoghi al mondo, Vasto è città poetica tout-court. 

Tu cammini per le viuzze del borgo antico e in mente ti sovvengono immagini e versi famosi. È questa, dunque, una terra capace di ridestare nella memoria indimenticabili rime d’illustri autori.

L’alba ariosa, ad esempio, e il mattino così aprico richiamano l’essenzialità ungarettiana e chi passeggia lungo la battigia riscopre il “m’illumino d’immenso”. E così le ore del dopo pranzo fanno rima col “meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto” di montaliana memoria. Impossibile poi, imbattendosi in un anziano che pian piano cammina perdendosi nell’azzurro della Loggia Amblingh, non ripensare al Petrarca del “movesi il vecchierel canuto e bianco” e alla caducità della nostra vita.

Anche il tramonto è un invito a rievocare poesie amate sui banchi e perse negli anni: gli stormi di esuli pensieri del Carducci, la sera di Pascoli, di Foscolo è quella del “Sabato” leopardiano riemergono dalla memoria a commuovere l’amante dei tenui colori pastello del crepuscolo vastese. E infine il buio della notte: e qui l’elenco potrebbe ancora proseguire… ma lo spazio è tiranno e le stelle cadenti del X agosto, ancora Pascoli, sono perciò l’ideale suggello al nostro piccolo viaggio tra poesia e realtà.

Fabrizio Scampoli

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