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Vendemmia 2019, qualità salva nonostante 'clima pazzo' e incursioni di cinghiali

Stimata una produzione regionale in Abruzzo con una flessione dell'11 per cento rispetto all'anno scorso

redazione
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Nonostante le incursioni dei cinghiali non abbiano risparmiato i vigneti soprattutto nelle zone più interne, è iniziata anche in Abruzzo la vendemmia 2019 con la raccolta delle uve pinot e chardonnay a fine agosto in un percorso che proseguirà ora nel mese di settembre con la raccolta del Pecorino e della Passerina e continuerà con la Cococciola, il Merlot, il Sangiovese e il Trebbiano concludendosi ad ottobre con il distacco delle grandi uve rosse autoctone Montepulciano

La produzione regionale, secondo l’ analisi della Coldiretti in occasione della presentazione delle previsioni vendemmiali 2019 di Ismea, Assoenologi e Unione italiana Vini, registrerà un calo dell’11% (pari ad una produzione complessiva stimata di 3,050 milioni di ettolitri), conseguenza del clima pazzo e del maltempo alternato a ondate di caldo africano che hanno caratterizzato l’estate. A livello nazionale si stima invece una produzione di 46 milioni di ettolitri il 16% in meno dello scorso anno, comunque davanti a Francia (43,9 milioni di ettolitri) e Spagna (40milioni di ettolitri).

Salva in ogni caso la qualità: le condizioni attuali fanno infatti ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal mese di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Coldiretti ricorda che in Abruzzo la produzione annuale media è di circa 4.500.000 quintali di uva e oltre 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive (e sempre a più alta specializzazione) su una superficie agricola complessiva di circa 30mila ettari. I vitigni più conosciuti e diffusi sono Montepulciano e Trebbiano, anche se negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre maggiore interesse il Pecorino, la Passerina, il Moscato, la Cococciola e il Montonico.     

“La vitivinicoltura regionale – sottolinea in una nota Coldiretti Abruzzo - è oggi una realtà importante tanto che l’Abruzzo può considerarsi oggi tra le regioni in cui il vino – con particolare riferimento al Montepulciano - ha saputo imporsi fino a diventarne l’immagine di riferimento, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi. Una realtà sempre più fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall’estero, che si traducono con una crescita delle esportazioni che hanno registrato nel 2018 un valore di 182 milioni di euro (+ 6,3% rispetto al 2017) a conferma della fama che il vino regionale sui mercati esteri si è guadagnato negli anni e che, nel 2019, continua a crescere con un aumento delle esportazioni del 4,1% nei primi tre mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018".

Ma sulla vendemmia – come anche sulle altre produzioni regionali – pesano le incursioni notturne ed improvvise dei cinghiali a caccia di cibo e golosi di uva. “La situazione è preoccupante – denuncia Pier Carmine Tilli, presidente Coldiretti Chieti e produttore vinicolo – alla soddisfazione per la qualità prevista si aggiunge l’amarezza e la delusione nel vedere che tanti raccolti vengono presi di mira e distrutti dalla fauna selvatica. Ci sono aziende in cui i cinghiali hanno compromesso gran parte del raccolto, non è poco per un prodotto di riferimento per l’economia regionale. La situazione va risolta una volta per tutte. A rischio ci sono le produzioni di eccellenza come il vino, gli ortaggi e prodotti di nicchia che vanno tutelati per il bene delle imprese, dei cittadini e dell’economia”.

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