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'Giorno della Memoria', corona all'epigrafe a Vasto Marina: “Io non dimentico”

Ricordati i due campi di internamento per italiani pericolosi esistenti dal 1940 al 1943 sulla riviera

redazione
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Io non dimentico”: è questa la frase che campeggia nella iscrizione marmorea posta nel 2007 a Vasto Marina, in viale Dalmazia, a ricordo della presenza, anche nella nostra città, di tracce degli internamenti di personaggi italiani etichettati come 'pericolosi' dal regime.

In occasione del Giorno della Memoria del 27 gennaio una rappresentanza dell'amministrazione comunale, alla presenza di autorità civili e militari e scolaresche, ha deposto, come ormai tradizione, una corona d'alloro commemorativa per "rimarcare l’immane sacrificio che il genere umano ha dovuto sopportare".

Due i campi esistenti a Vasto Marina, destinati agli italiani pericolosi – ricorda Lino Spadaccini, cultore di storia locale -. L’11 giugno 1940 a Vasto Marina, o meglio Istonio Marina, come veniva chiamato all’epoca, erano già attivi l’albergo dell’avv. Oreste Ricci, per una capienza massima di 300 posti e Villa Marchesani, per circa 170 posti. Il servizio di sorveglianza era effettuato da 12 carabinieri, affiancati successivamente da 2 agenti di polizia, mentre il servizio sanitario veniva garantito dal dr. Nicola D’Alessandro. Per dirigere il campo, fino al 16 agosto 1943, venne richiamato il commissario in pensione Giuseppe Prezioso, poi sostituito dal vice commissario di P.S. Giuseppe Geraci.

Nel campo vastese venivano internati gli italiani ritenuti pericolosi, schedati come sovversivi, o pericolosi politicamente. I primi 79 prigionieri arrivarono nel luglio 1940, nel settembre successivo arrivarono a 109. Inizialmente venne utilizzato solo l’albergo di Oreste Ricci, mentre la villa della famiglia Marchesani rimase quasi sempre vuota.

Nell’estate dell’anno seguente il campo venne interamente occupato da 185 detenuti, 15 in più del previsto. Successivamente il numero scese e vennero accolti anche uomini slavi ritenuti ostili verso l’Italia.

Lo storico Costantino Di Sante nel suo prezioso lavoro I campi di concentramento in Abruzzo (interamente leggibile su internet), così descrive le condizioni in cui i prigionieri erano costretti a vivere: “Le condizioni... vennero rese difficili dalla mancanza di spazio e degli infissi in alcuni locali, dall’insufficienza dei servizi igienici, dalle difficoltà di approvvigionamento del vitto e dall’atteggiamento arbitrario, nei confronti degli internati, del direttore Vincenzo Prezioso. All’inizio il direttore non autorizzò l’approntamento di una mensa comune nel campo e costrinse gli internati ad andare nelle trattorie del paese, creando gravi disagi ai meno abbienti. In seguito venne stipulato, per il servizio mensa, un contratto con la ditta S.P.I.A. Molini e Pastifici di Casalbordino, la quale, peraltro, spesso distribuì cibo avariato agli internati”. Già dal luglio del 1943, le autorità sollecitarono la chiusura del campo, “perché nei pressi di Istonio - ricorda ancora Di Sante - erano iniziati dei lavori di fortificazioni per la difesa del territorio, e gli internati, dei quali alcuni accusati di spionaggio, potevano vedere, sapere e forse riferire quello che si stava facendo”.

Il campo continuò a funzionare fino alla fine del settembre successivo. Nella pubblicazione sopra citata è riportato anche un elenco stilato dal Commissario Prezioso, in data 15 settembre 1940, dove è possibile leggere i nominativi di tutti i 109 internati.

Il 27 gennaio 2007, per ricordare i campi di internamento di Vasto Marina e la Shoah, l’Amministrazione comunale ha collocato un’epigrafe di fronte la villa della famiglia Marchesani, dove si legge – conclude Spadaccini - la significativa frase che non ha bisogno di ulteriori commenti: 'Io non dimentico'”.

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