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Emergenza cinghiali e considerazioni

La nota di Gianluca Casciato (Associazione Madrecultura)

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A distanza di tre mesi dal convegno organizzato da “Madrecultura” sull’emergenza cinghiali, mi sento in dovere di fare alcune considerazioni e un piccolo riepilogo al riguardo, per cercare di attenuare la confusione che continua regnare intorno all’argomento; il tutto partendo da dati oggettivi. 

In quella sede si dimostrò, grazie agli esperti intervenuti e ai dati prodotti, che le soluzioni “tradizionali” di contenimento degli ungulati (abbattimenti, prolungamento del periodo di caccia, …) hanno solo peggiorato il problema; lo dimostra l’esperienza della Toscana che negli ultimi anni, favorendo ed incrementando l’utilizzo di mezzi “tradizionali”, ha visto notevolmente aumentare il numero degli ungulati sul suo territorio. Anche in Abruzzo le politiche di contenimento consueti fin qui adottate non mi sembra che abbiano prodotto un miglioramento della situazione. Appare pertanto del tutto evidente la necessità di considerare il fenomeno nel suo complesso per orientare nella giusta direzione le scelte future.

Altro punto: la confusione normativa al riguardo. Mi sento di dire che seppur interpretabile, scritta male e stratificata a vari livelli di normazione, grazie anche ad una ormai consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, si è  riusciti ad individuare l’unico soggetto che ha poteri d’intervento in materia: la Regione. La normativa al riguardo e soprattutto la ratio legis sottesa alla stessa è chiara: in materia di fauna selvatica, dalle misure per il contenimento fino al risarcimento dei danni provocati dalla stessa, l’unico ente legittimato ad intervenire è la Regione. Gli altri soggetti istituzionali possono fare pochissimo e  in maniera residuale.

 È inutile attaccare o fare rimostranze, denunce e quantaltro verso altri soggetti (il Sindaco, l’assessore comunale, il Prefetto, il Ministro …): non hanno competenza e quindi poteri in materia.

Ancora: come operatore del diritto, posso segnalare che da sempre si assiste, nel caso di risarcimento danni da incidenti stradali con fauna selvatica, ad un atteggiamento poco conciliativo della Regione. L’Ente vede il cittadino come il nemico da combattere e a cui non credere. Questa condotta comporta che il più delle volte si instaura una causa, il più delle volte la Regione viene condannata e le casse regionali ne risentono pesantemente.

Altro punto. Fin quando non si mette mano ad una riforma della normativa  dobbiamo applicare quella vigente (dura lex, sed lex): è inutile fare della filosofia. A cosa mi riferisco? Al fatto, ad esempio, che nelle aree protette la caccia è vietata; che nelle aree protette i sistemi di cattura sono vietati; che il periodo di caccia è quello imposto dal calendario venatorio della Regione e via dicendo.

È notizia di qualche giorno fa che il Tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio 8 funzionari pubblici in relazione ad abbattimenti di cinghiali. I reati di cui devono rispondere, a vario titolo, sono inquinamento ambientale, peculato, uccisione ingiustificata di animali e macellazione abusiva.

In conclusione, in attesa di una riforma della normativa al riguardo, visto il fallimento delle tecniche utilizzate fino ad ora e le possibili violazioni di legge che le stesse potrebbero comportare è giusto provare nuove strade.  Le soluzioni proposte dagli esperti nel Convegno del 16 Marzo 2019, vanno in questa direzione ed in particolare:

- invecchiamento della specie; in questo modo si riduce naturalmente il numero dei cinghiali. 

- l’installazione, nelle zone a più alto rischio di incidenti stradali, e compatibilmente con le esigenze di bilancio,  del sistema “life strade” ( o similari) per proteggere gli automobilisti dagli attraversamenti improvvisi della fauna selvatica, attraverso un sistema di dissuasori ottici e sonori;

- creazione di sottopassi in corrispondenza dei passaggi degli ungulati;

- in agricoltura: dissuasori chimici, recinzioni elettrificate e colture a perdere;

- per ridurre l’ingresso di cinghiali in città, dissuasori olfattivi, colture a perdere, più controlli nei confronti di chi foraggia abusivamente gli animali e più pulizia dei bordi strade.                                                     

Il Presidente di Madrecultura Gianluca Casciato

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