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"Rigopiano lasciato isolato", le accuse della Procura alla Regione Abruzzo

I rilievi nei confronti del presidente D'Alfonso ed altri indagati per la vicenda dell'hotel sepolto da una slavina con 29 vittime

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Gli indagati "determinavano le condizioni per il totale isolamento dell'Hotel Rigopiano" e "attivavano tardivamente" il Comitato Emergenze.

È uno dei passaggi delle accuse formulate dalla Procura di Pescara, a carico del presidente della Giunta regionale abruzzese Luciano D'Alfonso, del sottosegretario alla Protezione civile, Mario Mazzocca, del responsabile della sala operativa dei Protezione civile, Silvio Liberatore, e del dirigente del servizio programmazione attività Protezione civile, Antonio Iovino, in relazione alla gestione dell'emergenza.

Le condizioni dell'Hotel Rigopiano, quel 18 gennaio del 2017 quando una valanga travolse la struttura provocando 29 morti, erano "comunque tali - scrivono i magistrati - da impedire che la strada provinciale dall'hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 chilometri, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell'albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio".

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