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Ricorsi bocciati dal Consiglio di Stato, nuovo slancio alle trivelle in Adriatico

Saranno possibili ricerche tramite il metodo dell'"air gun". Bocciate le sollecitazioni di Regione Abruzzo e comuni della costa

redazione
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Slancio alle trivelle nel Mare Adriatico

Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati dalla Regione Abruzzo contro il Ministero dell'Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd e, di fatto, con questa decisione, dà il "via libera" alle attività di trivellazione per la ricerca di gas al largo della costa adriatica, dall'Emilia Romagna fino alla Puglia.

"Nel dettaglio - si legge in un servizio pubblicato su SkyTg24 - le sentenze sono tre, tutte della quarta sezione del Consiglio di Stato. Le prime due, del 28 febbraio, riguardano due ricorsi analoghi presentati dalla Regione Abruzzo, che avevano visto l'intervento della Regione Puglia a sostegno di parte delle posizioni sostenute dall'Abruzzo. La terza dell'8 marzo è relativa a un ricorso presentato dalla Provincia di Teramo e da una serie di comuni della costa abruzzese. Controparte, oltre al Ministero dell'Ambiente, anche il Ministero delle Sviluppo economico e quello dei Beni culturali.

I motivi di ricorso sono stati giudicati in parte infondati, in parte inammissibili e molte delle censure sono state giudicate 'generiche'. Mentre 'l'istruttoria svolta dai Ministeri appellati appare nel complesso completa, articolata e rispettosa dell'iter normativo nella sua interezza', si legge nella sentenza del 28 febbraio.

Il ricorso di Abruzzo e Puglia era contro le due istanze di prospezione presentate il 26 gennaio 2011 per altrettante aree dell'Adriatico: la prima di 13.700 chilometri quadrati, da Rimini a Termoli, e la seconda di 16.210 chilometri quadrati, da Rodi Garganico a Santa Cesarea Terme".

AIR GUN - Le sentenze del Consiglio di Stato sulle trivelle sbloccano le valutazioni di impatto ambientale (Via) emesse dal Ministero dell'Ambiente. Saranno consentite indagini e ricerche di idrocarburi con il metodo dell'"air gun", letteralmente “pistola ad aria”. Questo sistema consente di utilizzare la pressione dell'aria per creare dei piccoli sommovimenti nel sottosuolo marino e di captare così dei segnali della eventuale presenza di gas o petrolio. Secondo i ricorrenti, e quindi la regioni Abruzzo e la Puglia, questo metodo può causare danni.

“Oggi - sostiene Stelio Mangiameli, uno dei legali che ha rappresentato la Regione Puglia - ci sono metodiche molto meno invasive. L''air gun' - prosegue - distrugge il plancton, spaventa delfini e pesci, crea nella zona una temporanea crisi ittica. Ora esistono metodiche che invece sono in grado di sfruttare rumori già esistenti, per esempio quelli prodotti da una linea ferroviaria, con un impatto molto inferiore sull'ambiente”. 

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