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Opere di Davide Scutece in Mostra

Da ieri fino al 24 agosto è in corso presso la Sala Michelangelo di Palazzo D’Avalos una personale di D. Scutece. Nelle sue opere genuinità creativa, talento e fantasia

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Le opere pittoriche dell'artista D. Scutece si pongono in termini di “scrittura diversamente verbale”. Sia nel caso che l’immagine si realizzi con un disegno a carboncino, nudo e crudo o impastato di biacca, su carta o altro occasionale supporto, sia con pittura tonale dilagante di colori scintillanti, con velature acquee e atmosferiche in cui, talvolta, troviamo inseriti piccoli e come sperduti esseri umani, appare, ed è, ogni volta un grido, un racconto, una doglianza più o meno sottaciuta, alcuna volta in inno.

Un esprimersi ‘narrativo’, per raccontarsi come uomo innanzitutto e pur sempre come artista che non ha altra che questa capace ed efficace lingua per testimoniare la propria esistenza ed esperenzialità in un mondo divenuto babelico, instristito e volgare, rapace, alla Caino. E’ un disegno il suo da supporre come tracciato di getto o all’impronta, ma con chiara e precisa idea. In esso e per altri di tal genere l’autore dimentica talvolta i colori, che pure si distendono e dilagano, come detto, in altri suoi quadri, per tracciare – quale sia l’occasionale supporto, spesso cartaceo, scelto a caso talvolta e spesso in funzione di una voluta pre-scrittura semantica – un pensiero della mente che sopravviene, un sentimento dell’anima che chiede partecipazione emotiva e immaginifica.

Le scene immaginate e dipinte si realizzano sovente … on the road, in strada, agli “incroci”, al “bivio”, nei quartieri urbani che hanno scansioni costruttive da gabbia o prigione. La sua è denuncia e testimonianza di un “mal de vivre” autentico, nulla affatto post-romantico, nostalgico e per ciò stesso oggi artefatto, individualmente patito ed elaborato e al tempo stesso sociale. E’, non di meno, poesia d’immagine, gratificante e, per suscitata catarsi, liberatoria.

I dipinti di D. Scutece, che in termini accademici parrebbero ‘minimi’ e schematici nella costruzione e nella definizione delle figure, sono essenzializzati in visività per evitare distrattivi e impropri formalismi. S’impongono alla nostra attenzione per la sorprendente quanto impattante 'primarietà' delle tinte, per la crudezza del segno pennellato con gesto istintivo e dispiegante, per un intuibile coinvolgimento di mano e braccia nel suo rapporto interattivo, persino ‘fisico’ con tela (pavimenti, arredi …) e colori. La scrittura pittorica proposta è il miglior mezzo epifanico che l’autore conosce e ama. Per dire di sé, come arte vuole e sa, per essere partecipe della vita degli altri.

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