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I mercati azionari si preparano a scendere

Il Sabato Economico

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In questo articolo analizzeremo alcuni segnali che tendono a farmi pensare che i mercati azionari siano vicini ad una correzione se non addirittura ad una completa inversione di tendenza (rialzista in questi ultimi anni). Faremo riferimento al mercato azionario americano in quanto, date le sue dimensioni, è quello che poi tende a far muovere anche gli altri a livello mondiale.

Qualche giorno fa la Fed, la banca centrale americana, in un suo periodico report ha indicato come alcuni dei suoi membri ritengano le valutazioni del mercato azionario abbastanza elevate rispetto alle valutazioni standard. Il mercato azionario americano è ai suoi massimi storici, dopo uno dei più lunghi rally della sua storia (l’indice Nasdaq, ad esempio, è al nono anno consecutivo di crescita) e molti cominciano a dubitare sulla sua sostenibilità. Il fatto che anche la Fed abbia espresso dubbi in tale senso deve far riflettere. Qualcuno si è divertito anche ad analizzare cosa è successo ai mercati azionari nei 12 mesi successivi al momento in cui la Fed ha fatto riferimento a questa sopravvalutazione in report precedenti: ci sono stati 6 episodi dal 1996 e solo in un caso (proprio quello più lontano nel tempo del 1996) i mercati azionari sono saliti di oltre il 30%, in due situazioni sono scesi di oltre il 20%, negli altri 3 sono rimasti tendenzialmente stabili. Per quanto il campione statistico sia limitato, in base a questi dati difficilmente quindi potremmo aspettarci ulteriori rialzi.

Un ulteriore fattore di preoccupazione per gli operatori finanziari e per i risparmiatori è dato anche dall’indicazione della volontà della Fed di voler cominciare a ridurre il suo bilancio federale di oltre 4500 miliardi di dollari accumulato per sostenere l’economia negli ultimi anni. Questo significherebbe iniziare a ridurre la liquidità che ha inondato i mercati in questi anni sostenendoli ma anche drogandoli. Meno soldi sul tavolo significherebbe prezzi meno gonfiati.

Molti indicatori tecnici e di valutazione fanno pensare che il mercato sia sopravvalutato: ad esempio il P/E (price-to-earnings, per capirci come se cercassimo di capire quanto costa una casa rispetto a quanto potremmo ricavare da un affitto, in questo caso ovviamente si fa riferimento al prezzo in borsa di un’azienda in rapporto agli utili che produce) è del 28% superiore alle media degli ultimi 10 anni.

Senza entrare in particolari tecnici potremmo sintetizzare dicendo che, nonostante il buon andamento dell’economia USA, la sua crescita annuale è bassa rispetto ad altre situazioni di ripresa nel passato ed è scesa negli ultimi anni mentre anche gli USA hanno raggiunto un debito pubblico elevato (una situazione comune in molti altri paesi del mondo) che costituisce un grosso macigno in un futuro contesto di tassi in rialzo. Altri segnali preoccupanti arrivano dai consumatori americani (ricordiamo che oltre il 70% del PIL statunitense dipende dalla domanda interna): iniziano a crescere i tassi di default anche su carte di credito e prestiti per acquisti auto mentre aumentano le catene commerciali in difficoltà.

Sembrano esserci tutte le solite condizioni che generalmente portato poi a discese dei mercati e ad un rallentamento dell’economia: valutazioni eccessive, debito elevato ed eccessivo ottimismo sui miglioramenti e sulla crescita economica futura (quest’ultimo alimentato dai potenziali tagli alle tasse e aumento della spesa pubblica che comunque sono misure tutte ancora solamente annunciate da Trump e la cui entità e fattibilità rimangono da dimostrare).

I mercati azionari sembrano essere in uno stato di eccessivo ottimismo in cui però nessuno vuole tirarsi indietro finché la musica continua nonostante ognuno sappia che la magnifica festa stia volgendo al termine. Un aumentato rischio geopolitico (come le recenti tensioni in Siria) potrebbe essere un fattore che convinca i primi ad abbandonare la festa. In un successivo articolo vedremo con dettaglio alcuni dati preoccupanti sull’economia americana e come muoversi, da risparmiatore, per proteggersi da potenziali discese dei mercati azionari.

 

Alberto Marracino

Consulente  finanziario

Cell.: 338 7195083

Profilo Linkedin:  https://it.linkedin.com/in/alberto-marracino-6741aa76

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