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Elvio Di Paolo e il Cotir, una lotta per salvare il lavoro di una vita

Crisi nel centro vastese di località Zimarino e sottolineature dell'importanza della ricerca in campo agricolo

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Continua la protesta dei 27 lavoratori del Cotir, che il 10 dicembre hanno occupato la sede dell'ente per via degli stipendi che mancano da 22 mesi. 

Molto spesso si legge Cotir, ma non si comprende che lavoro c'è dietro le persone che oggi manifestano.

Sono ricercatori, tecnici, che negli anni hanno lavorato ed avuto numerosi riconoscimenti, in un territorio in cui ad ogni campagna elettorale ci ripetono che debba dedicarsi all'agricoltura, specializzandosi. Mentre i ricercatori, le punte di eccellenza della filiera agricola, vengono maltrattati. 

Lunedì 14 dicembre, presso la sala consiliare del Comune di Vasto, si è tenuto il convegno finale di un progetto importante, relativo alla Filiera della Ventricina d'Abruzzo. Vi erano tra gli invitati anche l'assessore regionale all'Agricoltura regionale Dino Pepe e il presidente del collegio dei liquidatori del Cotir, Angelo Fingo.

Entrambi non si sono presentati, ad un convegno in cui si sarebbero presentati i risultati importanti conseguiti con un lavoro di ricerca durato anni, sulle eccellenze dei nostri prodotti, per evitare l'ennesimo confronto con i lavoratori.

Chiediamo ad Elvio Di Paolo uno dei ricercatori, di spiegarci cosa il Cotir ha fatto in questi anni, in modo semplice, per i non addetti ai lavori, per comprendere quali professionalità l'Abruzzo sta perdendo, che il Vastese sta perdendo.

Ad un addetto ai lavori basterebbe prendere atto delle pubblicazioni scientifiche per capire il livello di eccellenza e le potenzialità della struttura di ricerca. Invece all’opinione pubblica comune nulla dice il nome di una rivista scientifica o il tipo di ricerca sviluppato, per lei è necessario fare degli esempi concreti sull’utilità del lavoro svolto e questo è un compito arduo perché bisogna usare un linguaggio semplice in grado di far comprendere non solo i risvolti pratici del lavoro di ricerca ma anche come gli stessi possono interferire con il vivere quotidiano di ognuno di noi.

Premetto che il Cotir è nato per occuparsi di tecniche irrigue, ossia di strategie per utilizzare in modo razionale l’acqua di irrigazione e credo che la problematica della scarsità di acqua, specie durante i mesi estivi, è conosciuta da tutti. Forse però non tutti sanno che l’irrigazione pur essendo un mezzo potente per migliorare quantità e qualità delle produzioni agricole se gestita male arreca gravi danni alle coltivazioni, alla qualità dei prodotti e all’ambiente.

Oggi per gestire in modo ottimale l’irrigazione ci si può avvalere di software più o meno complessi in grado di fornire indicazioni sul momento in cui irrigare e sui quantitativi di acqua da fornire alle varie colture. Per sviluppare questi software occorrono una serie di informazioni sullo sviluppo delle colture ed è esattamente questo uno dei primi lavori che abbiamo fatto nei primi anni della nostra attività. Abbiamo studiato lo sviluppo delle principali colture erbacee (pomodoro, mais, sorgo, patata, cereali, soia, ecc.) individuando le relative fasi fenologiche in funzione dell’andamento climatico.

La gestione oculata dell’irrigazione consente di: risparmiare acqua; migliorare la quantità dei prodotti e spesso anche la qualità; utilizzare meno fertilizzanti chimici e meno fitofarmaci; ridurre il trasporto nella falda acquifera di elementi chimici inquinanti (azoto, fosforo, molecole di agrofarmaci).

Abbiamo sviluppato delle strategie per irrigare e fertilizzare in modo ottimale alcune colture, in particolare il mais, il pomodoro, la barbabietola da zucchero, ecc.. I relativi lavori sono stati pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali (field and crop research, irrigazione e drenaggio,  rivista di agronomia, ecc.) nonché presentati a convegni nazionali e internazionali. Con la nostra attività di ricerca abbiamo contribuito ad aggiungere dei tasselli allo stato delle conoscenze in tema di utilizzo razionale dell’acqua irrigua e dei fertilizzanti azotati e il fatto che diversi lavori sono stati pubblicati su riviste di prestigio internazionale denota la solidità scientifica dei lavori svolti presso il Cotir.

Abbiamo studiato per diversi anni le tecniche di agricoltura conservativa, in particolare la semina diretta, per contenere i fenomeni di erosione e smottamento dei terreni che tanti danni arrecano alla viabilità, all’ambiente nonché alla fertilità stessa dei terreni. Un importante lavoro al riguardo è stato pubblicato sulla rivista “soil and tillage reseach”. Lavoro che in pochi anni ha ricevuto oltre 100 citazioni da parte di altre scienziati di tutto il mondo.

Abbiamo studiato la germinabilità dei semi in condizioni di stress idrico riproducendo in laboratorio le condizioni di stress. Dati utilizzati da altri ricercatori per sviluppare modelli matematici di germinabilità dei semi. Lo studio è servito a comprendere le criticità che potrebbero insorgere in prospettiva di un cambiamento climatico che porti ad un clima più arido nonché alla crescita del fenomeno di salinizzazione dei suoli a causa del sovrasfruttamento delle falde acquifere per scopi irrigui. Il lavoro è stato pubblicato su “annals of applied biology”.

In tempi più recenti sono state avviate numerose ricerche per valutare mediante l’utilizzo della tecnica NMR (risonanza magnetica nucleare) la tipicità e l’unicità di una serie di produzioni del nostro territorio (vino, olio, latte, formaggi, ecc,). Con questa tecnica è possibile individuare le peculiarità qualitative di un prodotto legate al territorio di origine. In questo ambito siamo stati i primi al mondo ad avviare lo studio delle miscele complesse e insieme ad alcuni ricercatori dell’ENEA abbiamo messo a punto una metodica per riconoscere i componenti di una miscela. Il metodo si è rivelato solido è permette ad esempio di stabilire la composizione di una miscela di vini. Quindi tale metodo può essere utilizzato per valorizzare e tutelare le produzioni vinicole regionali di eccellenza. Lo stesso discorso e valido per l’olio ed altri prodotti. Tuttavia, l’applicazione del metodo prevede la creazione e l’aggiornamento annuale di una banca dati che il COTIR in assenza di specifiche risorse economiche non è in grado di sostenere.

All’interno del Cotir sono presenti altre professionalità che hanno sviluppato una significativa esperienza sui sistemi informativi geografici (Gis) e sui modelli idrologici. Strumenti utili per gestire in modo integrato grandi quantità di informazioni relative a un certo territorio. Con i Gis è possibile ad esempio elaborare mappe di fertilità dei suoli, mappe di produttività, mappe di erosione, ecc., partendo da una serie di informazioni di base.

Un gruppo di lavoro ha maturato una significativa esperienza per quanto riguarda le procedure per l’utilizzo razionale dei fitofarmaci, a partire dalla regolazione e corretto funzionamento delle macchine impiegate per la distribuzione dei prodotti fino allo smaltimento dei contenitori e delle acque di lavaggio. È intuitiva l’importanza di questo argomento per la qualità dell’ambiente e dei prodotti agricoli.

A questo punto, consapevole di tralasciare altre importanti attività svolte, spero di aver inserito sufficienti elementi utili a far comprendere quello che concretamente si fa al Cotir.

Dovremmo ora parlare delle ricadute e dell’applicazione sul territorio degli studi fatti, cosciente che in questi anni non c’è stata molta interazione con il territorio. Tuttavia, l’esperienza e le professionalità del Cotir è stata spesa nella realizzazione dei progetti della misura 124 del PSR Abruzzo. Progetti che hanno interessato diverse aziende abruzzesi e numerose produzioni (la peschicoltura della piana del Trigno, la vitivinicoltura, la olivicoltura delle province di Pescara e Teramo, ecc.). Tutti progetti volti a migliorare la sostenibilità ambientale del processo di produzione e a valorizzare i prodotti mediante l’esaltazione delle peculiarità qualitative legate all’ambiente di produzione.

Purtroppo il meccanismo che doveva garantire il trasferimento delle conoscenze sul territorio, com’era nello spirito della legge regionale 31/82 che ha previsto la realizzazione dei Centri di ricerca, non ha funzionato per chiare negligenze della classe dirigente regionale. Infatti, nella L.R. 31/82 era implicito il raccordo tra attività dei centri di ricerca e quella dell’Ente regionale di sviluppo agricolo.

Potremmo disquisire ancora a lungo sulle cause della scarsa visibilità del Cotir sul territorio nonché della scarsa percezione dell’importanza delle attività svolte, noi però ora vogliamo guardare oltre e pretendiamo che la Regione metta in atto i buoni propositi, perché come si dice da noi “acqua passata non fa più farina”.

 

 

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