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'No alle trivelle, ma si cambino i criteri per l'assegnazione delle royalties'

Desiati: 'Se i progetti trovassero realtà almeno arriverebbero soldi utili per abbattere le imposte comunali'

redazione
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'No' alle trivelle in Adriatico, ma se proprio dovessero arrivare – considerando le posizioni del Governo centrale e gli ultimi passi avanti in sede di autorizzazioni ministeriali - almeno si ristorassero i Comuni della costa con il riconoscimento di adeguate 'royalties' utili per abbattere le imposte comunali.

La posizione viene espressa da Massimo Desiati, consigliere comunale dell'intergruppo 'Vastoduemilasedici' e già designato candidato sindaco per le amministrative dell'anno prossimo a Vasto da una parte della coalizione di centrodestra e movimenti civici.

“C'è da sperare – scrive Desiati - che ulteriori ricorsi giurisdizionali amministrativi riescano a fermare il danno che la politica governativa, nonostante le dichiarazioni di facciata, sta producendo; in caso contrario, vengano riconosciute le royalties ai Comuni per abbattere le imposte locali a carico di famiglie ed aziende! Sembra proprio che a nulla – aggiunge - siano serviti manifestazioni di popolo, ricorsi, interrogazioni ed ordini del giorno, alla cui approvazione hanno concorso tutte le forze politiche e movimenti civici locali”.

Ulteriori considerazioni: le piattaforme che, da tempo, estraggono greggio e metano dal mare Adriatico sono più di cento e la compagnia petrolifera londinese Rockhoper, già Medoil, ha chiesto di utilizzare il giacimento 'Ombrina' dietro il pagamento di royalties allo Stato e alla Regione in misura pari alle quantità estratte. “In base alla legge italiana – sottolinea Desiati -, tutte le risorse del sottosuolo sono di proprietà dello Stato, il petrolio appartiene, quindi, a tutti gli italiani e le royalties rappresentano il pagamento di un corrispettivo allo Stato per poter sfruttare un dato bene ai fini commerciali.

In Italia, le royalties per le produzioni a terra sono del 10%, mentre per produzioni a mare sono del 7% per il gas e del 4% per il petrolio, applicate sul valore di vendita delle quantità prodotte. Le royalties per le produzioni di idrocarburi in terraferma sono ripartite per il 55% alle Regioni, il 30% allo Stato e il 15% ai Comuni. Per le estrazioni a mare, invece, la suddivisione è per il 45% allo Stato e per il 55% alla Regione per le produzioni ottenute entro la fascia delle 12 miglia (mare territoriale), mentre oltre tale limite le royalties sono interamente dello Stato”.

Viene ribadita l'utilità della mobilitazione contro le trivelle, da esprimere in ogni luogo istituzionale, ma contestualmente vanno pure modificati i criteri di ripartizione delle royalties, oggi appannaggio dei soli Stato e Regione.

“Riteniamo indispensabile, se dovesse sciaguratamente concretizzarsi il progetto di estrazione petrolifera voluto, in primis, dal Partito Democratico – dice ancora Desiati -, che i Comuni della costa abruzzese, a partire da Vasto, si facciano immediatamente interpreti della richiesta di modifica della legge nazionale, affinché essi siano ricompresi nella ripartizione percentuale delle royalties. Ciò che ne deriverebbe (diversi milioni di euro) non sarebbe certo cosa di poco conto se solo si pensa che le somme incamerate permetterebbero il sostanzioso abbattimento, se non il totale annullamento, delle imposte comunali che i cittadini pagano. Se ciò non avvenisse – conclude -, al danno si unirebbe la beffa: non solo i Comuni vedrebbero lesa la propria immagine ambientale e turistica, ma non potrebbero neanche beneficiare di quel ristoro finanziario che permetterebbe un reale ed effettivo risparmio per la popolazione residente”.                        

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