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Paesaggi costieri trasformati dal cemento, il primato è dell'Abruzzo

Il dossier di Legambiente: 'Va posto un freno ad un'edificazione incontrollata'

redazione
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C'è un primato di cui, per molti, non bisogna essere troppo fieri in Abruzzo, ovvero quello dei suoli costieri trasformati, passati cioè da paesaggi naturali e agricoli a infrastrutture ed edifici residenziali.

E' quanto viene evidenziato in un dossier di Legambiente, con specifica attenzione all'evoluzione degli ambienti delle coste italiane.

“Da sempre – si legge in una nota dell'associazione - i paesaggi costieri rappresentano una parte rilevante dell’identità, della storia e della memoria collettiva del nostro Paese, oltre che una risorsa turistica importantissima e un patrimonio naturale di pregio. Eppure, le trasformazioni negli ultimi anni attestano una realtà allarmante che non accenna a cambiare. Legambiente ha avviato nel 2012 uno studio delle aree costiere di tutta la penisola (a eccezione di Sicilia e Sardegna, che rientreranno nella ricerca il prossimo anno) allo scopo di registrarne il consumo legato a speculazione edilizia e urbanizzazione. Il quadro che emerge dal dossier è tanto impressionante quanto paradossale: su 3.902 chilometri di coste analizzate, da Ventimiglia a Trieste, oltre 2.194 chilometri, il 56,2% dei paesaggi costieri, sono stati trasformati dall’urbanizzazione”.

Ecco, dunque, che la tutela delle coste torna d'attualità. E a riguardo dell'Abruzzo la fotografia che emerge è tutt'altro che rassicurante.

“La nostra regione - dichiara Luzio Nelli, componente della segreteria regionale di Legambiente - ha il triste record di suoli costieri trasformati. Sono infatti 91 i km di costa irreversibilmente modificati rispetto a un totale di 143 km, oltre il 63,6 %. L’Abruzzo rappresenta dal punto di vista del consumo di suolo un caso emblematico proprio perché negli ultimi decenni è stata creata una vera e propria barriera tra il resto della regione e il mare Adriatico con decine di palazzi realizzati (e appartamenti non venduti) praticamente sulla spiaggia come nei casi di Montesilvano, Silvi, Francavilla al Mare, Torino di Sangro e Vasto.

L’aspetto più impressionante è che il paesaggio costiero 'ancora libero' sia protetto solo parzialmente, visto che solamente il 9% dell’intera costa abruzzese risulta essere area protetta.

L’istituzione del Parco della Costa Teatina tra Ortona e Vasto rappresenta l’unica garanzia a tutela dei valori paesaggistici della Costa dei Trabocchi. Bisogna lavorare per ottenere norme di salvaguardia del consumo di suolo e pianificare l'inedificabilità a un chilometro dalla costa. Bisogna aprire – dice ancora - cantieri di riqualificazione ambientale e culturale delle aree costiere. E occorre partire dalla rigenerazione energetica del patrimonio edilizio, che lungo le coste è spesso vecchio e inadeguato, dalla valorizzazione delle potenzialità turistiche e dallo sviluppo di una moderna mobilità sostenibile per l’accesso al patrimonio di spiagge, pinete e altre attrazioni naturalistiche e culturali.

Al centro delle politiche – conclude - devono essere posti gli interventi di adattamento ai cambiamenti climatici in linea con la programmazione europea sul tema, che individua come prioritarie le operazioni capaci di fermare l'erosione dei litorali e rafforzare il sistema di dune ancora esistenti”.

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