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Piano del Demanio Marittimo: esultano i balneatori, disappunto degli ambientalisti

Commenti all'opposto alle modifiche in Consiglio regionale

redazione
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Da una parte il commento in termini entusiastici delle associazioni di categoria, dall'altra il 'j'accuse' degli ambientalisti.

Sono diametralmente opposte le considerazioni in relazione alle modifiche al Piano del Demanio Marittimo approvate l'altra sera in Consiglio regionale.

“Quando c'è la volontà politica, di fronte a proposte concrete, si possono superare appartenenze e steccati ideologici – sottolineano in una nota il presidente regionale degli operatori balneari Fiba-Confesercenti Giuseppe Susi, del consorzio Riviera del Sole Antonio La Torre ed il direttore di Confesercenti Enzo Giammarino -. Siamo sinceramente soddisfatti ed anche stupiti per l'ampio consenso dato alle nostre proposte. Il Consiglio regionale abruzzese – aggiungono – ha scritto una bella pagina politica, scendendo nel merito delle scelte tecniche del Piano, comprendendo il valore e l'impatto che queste hanno sulla vita quotidiana delle imprese e decidendo, finalmente, di sostenerle. Va dato merito alla Giunta di aver accolto le nostre idee – concludono Susi, La Torre e Giammarino – ed alle forze politiche di maggioranza e di opposizione di aver consentito il recepimento di proposte che arrivano dal basso. Ora ci aspettiamo che lo stesso spirito innovatore e partecipativo possa aiutare il turismo a scrivere una nuova pagina”.

IL DISAPPUNTO DEGLI AMBIENTALISTI - “Se concertazione c’è stata è solo quella con i balneatori, non di certo con le associazioni”. Sono critici per gli ultimi passaggi relativi al Piano del Demanio il Wwf Abruzzo, Legambiente, Italia Nostra e Mare Libero.

“In assoluta controtendenza rispetto a una sensibilità ambientale e paesaggistica sempre più diffusa – viene evidenziato in un documento congiunto dei quattro sodalizi -, il Piano modificato prevede aumenti di cubatura inaccettabili su un litorale, quello abruzzese, già al 90 per cento cementificato e occupato da strutture (spesso illegittime) per gli usi più svariati. La modifica di uno strumento come il Piano demaniale marittimo regionale avrebbe meritato una più attenta valutazione riguardo gli interessi collettivi (e non solo quelli privati di categoria)”.

Nel mirino finisce in particolare l’aumento, in base al numero di abitanti, fino al 30 per cento di superficie coperta. “Se si esamina la situazione in città come Pescara o Vasto questo ulteriore incremento - rimarcano - suscita anche il sospetto di celare una sanatoria di edificazioni abusive accertate e non demolite e comunque di una ulteriore e definitiva compromissione in termini naturalistici e paesaggistici del litorale”.

Inoltre “con la scusa di assicurare nelle strutture balneari l’abbattimento delle barriere architettoniche, si prevede la creazione di volumi e superfici coperte e pavimentate totalmente al di fuori degli standard massimi concessi”. Posto l'accento, poi, su “ulteriori limitazioni della vista mare”, facendo notare che “il comma 17 bis prevede che gli stabilimenti potranno essere completamente circondati da ‘pannelli rigidi’, per di più utilizzabili a fini promozionali (diventando enormi cartelloni pubblicitari)”. Infine viene sottolineato che è “eliminato l’obbligo, in capo ai Comuni, di prevedere la riserva di almeno il 20 per cento in concessione da destinare a spiaggia libera” e si introduce la facoltà per i Comuni che non dispongono del 20 per cento di spiagge libere “di recuperare tali aree dalle concessioni con fronte superiore a metri 100 (comma 1 bis)”.

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