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Figlio autistico e carenza di strutture adeguate, il grido di dolore di una mamma

Lettera aperta e appello rinnovato ai vertici della Regione Abruzzo

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Sono la mamma di Giuseppe e dopo aver sentito e letto diverse cose, alla luce dei fatti mi trovo costretta a dare ancora una volta voce al mio dolore ed alle necessità di mio figlio. Io vivo in questo periodo quello che tanti altri genitori hanno già vissuto e purtroppo altri vivranno.

Ho dato testimonianza di una situazione molto comune che, per evitare pregiudizi e giudizi, spesso diventa una realtà vissuta tra le quattro mura di casa nel silenzio e nella solitudine. Mio figlio non è “il mostro della regione Abruzzo”, è un ragazzo autistico grave con disturbo del comportamento, che spesso gestisce il suo malessere psicofisico con aggressioni rivolte verso le persone che lo circondano.

Questa è una realtà conosciuta dai genitori di persone con autismo grave, da diversi insegnanti, da educatori a vario titolo come da personale specialistico della patologia.

Ad oggi, dopo tutto quanto sentito e letto, siamo al punto di partenza. Ho in mano una autorizzazione con il relativo impegno di spesa ma non ho una struttura che si possa occupare h24 di mio figlio. Si perché questa era la medesima situazione prima di tutti gli appelli, prima della risoluzione del Consiglio Regionale e prima di ogni intervista e articolo giornalistico.

Il punto centrale è solo uno, dove inserisco mio figlio!?!

Abbiamo girato e inserito in lista di attesa Giuseppe in diverse strutture fuori regione, poiché l’Abruzzo non ne possiede una residenziale per i disturbi dello spettro autistico. La risposta è stata sempre: “Signora dobbiamo prima assicurare il servizio ai ragazzi della regione e poi gli extra regionali”. Altri: “Non consigliamo ricoveri a troppi Km di distanza a tutela del benessere del ragazzo e della famiglia con cui ha diritto di continuare a mantenere i legami”.

Ho saputo che in passato molte famiglie hanno dovuto affrontare il sacrificio estremo, ma oggi è tutto più difficile.

Vorrei rivolgere una domanda al dott. Francesco Menna, che non conosco poichè io e la mia famiglia siamo di Lanciano, e chiedergli perché a dolore ha voluto aggiungere altro dolore? Ho letto qualche giorno fa su una stampa online un proclama del tutto “politico” accusandomi di metodi strumentali e non legali!!! Vorrebbe forse dire che sto strumentalizzando la malattia di mio figlio? le sue necessità ed il mio dolore? Dottor Menna, la prego, spero che la sua sia solo una uscita del tutto priva di riflessione perché altrimenti non saprei cosa pensare…

La storia, In Italia e non solo, è piena di genitori che hanno lottato e lottano per i diritti dei propri figli soprattutto se più fragili, ed associare questo ad una strumentalizzazione è davvero troppo. Avrei preferito una Sua telefonata, di cui sono ancora in attesa da più di due mesi al termine della sua riunione, dicendomi “Signora stiamo facendo il possibile, ma in questo momento siamo impotenti”… piuttosto che farmi arrivare pubblicamente una posizione del Pd…

In questo momento, le assicuro che i colori politici non possono e non sono la mia priorità. E’ parte di una istituzione pubblica che si occupa della salute di “tutti i cittadini” senza colore politico o tessere.

Non scambiamo i diritti con i favori, perché mio figlio ha diritto ad una struttura, e volerla nella propria Regione non mi sembra illegale, come non è illegale chiedere di agire in urgenza quando queste si manifestano.

Il diritto alla cura è sancito dalla Costituzione e ciò che chiedo quindi è legale e non solo, ma anche un diritto morale e civile di quanti sono preposti e tale compito.

Commossa ringrazio, l’Avv. Angela Pennetta, che già conoscevo come professionista ma che non avrei mai pensato si prendesse a cuore e gratuitamente il caso di mio figlio, le redazioni ed i giornalisti che non hanno mancato di mostrarmi disponibilità e sensibilità nello svolgimento dei loro compiti di informazione, quelli che chiamo “gli angeli del Cireneo di Lanciano” che a turni e nelle possibilità di tempo vengono a casa fuori dal servizio e restano fino a sera per cercare di sostenere la fatica mia e di mio marito ed infine, non per importanza, tutti i vicini del mio quartiere che ormai quando sentono trambusto e le mie richieste di aiuto corrono per cercare di distrarre Giuseppe e contenerlo. 

Presidente D’Alfonso, Assessore Paolucci confido in Voi, non abbandonate mio figlio Vi prego!!!
 

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