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Lo 'sdoganamento' della deriva petrolifera riparte dal trio Pollutri-Amato-Damiano

È il petrolio, per loro, una delle risposte alla crisi industriale del Vastese

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La crisi industriale del Vastese? Si batte con una nuova corsa agli idrocarburi, almeno secondo l’asse Pd Pollutri-Amato-Damiano.
I tre esponenti del Partito Democratico sono intervenuti in occasione del convegno sul lavoro di Gissi di venerdì scorso. Ad ascoltarli un folto pubblico di lavoratori della ex Golden Lady e del gruppo Canali che rischia la chiusura a fine anno.

TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO – Gestione integrata dei rifiuti, metano, energie alternative e petrolio. Sono i cavalli di battaglia del sindaco di Cupello, Angelo Pollutri. Quella di venerdì scorso è stata l’ennesima occasione per riproporli iniziando dal racconto romantico di «quando fu trovato il metano e si aprì la Vetreria Italiana che diede sviluppo a tutto il territorio». Il metano di Cupello è ormai una certezza, è il serbatoio naturale più grande d’Europa e nelle casse dei Comuni interessati porta dei discreti ‘ecoristori’ e nessuno sembra metterlo in discussione.
Al secondo posto c’è un altro pallino di Pollutri: una piattaforma per la lavorazione dei rifiuti provenienti dal Centrosud. Non è utopia pensare a un sistema avanzato del genere come quelli presenti nelle città del Nord Europa, ma il primo cittadino cupellese parla genericamente di centinaia di posti di lavoro (500) senza accennare minimamente al progetto.
Subito dopo c’è la «messa in rete delle produzioni energetiche alternative, presenti sul nostro territorio, per poi realizzare un campus delle energie con la sperimentazione dell'utilizzo dell'idrogeno come carburante, lavorando in sinergia con il campus automotive della Val di Sangro».
Infine, lo sdoganamento delle piattaforme petrolifere. Per Pollutri è necessario riconsiderare la contrarietà di tutti i livelli istituzionali e del proprio partito (che ha aderito all’ultima grande manifestazione di massa dell’aprile scorso a Pescara). Da quest’ultimo punto passerebbe una nuova opportunità di sviluppo del Vastese e il completamento di strade e infrastrutture. Nel 2013, mentre si cercano strade alternative al petrolio, Pollutri riesce a intravedere qualcosa di «nuovo» nelle attività estrattive. Addirittura, ulteriori trivellazioni non metterebbero a rischio l’opportunità di avere il Parco della Costa teatina, ma consentirebbero di trovare i fondi necessari per realizzarla.

IL PIEDE IN DUE SCARPE – L’onorevole vastese Maria Amato nel suo intervento ha subito chiarito di non essere mai stata contraria alla petrolizzazione delle coste abruzzesi. È interessante, però, la precisazione in questo senso fatta davanti a un numero ristretto di lavoratori dopo la fine del convegno. Accortasi di un'apertura forse eccessiva alle piattaforme, ha precisato: «Ovviamente queste andrebbero fatte con tutte le tecnologie necessarie per la tutela ambientale». Un ottimo stratagemma per destare simpatie bipartisan: di chi spinge per nuove estrazioni (ad esempio il presidente di Confindustria, Paolo Primavera, presente a Gissi) e di chi nutre scetticismo a riguardo.

DAMIANO FA TRIS – L’ex ministro del Lavoro (e attuale presidente dell’omonima commissione parlamentare), Cesare Damiano, riprende e fa sue le proposte di Pollutri (il quale non nasconde la soddisfazione). Per Damiano «bisogna tornare a esercitare l’arte della contrattazione. Le popolazioni devono imparare a scendere a compromessi e non opporsi a tutto, anche riguardo le piattaforme off shore».

PAROLE AL VENTO – Non sembra vero come in ogni occasione si riescano a eludere le questioni poste sul tavolo dagli imprenditori del Vastese, spostando l’attenzione sul petrolio-panacea di tutti i mali. A giugno, in un convegno sullo stesso tema il presidente di Pilkington Italia, Graziano Marcovecchio, elencò le tre priorità delle aree industriale del Vastese: trasporto delle merci su ferrovia (e viabilità), tassazione locale ed energia a basso costo.
I primi due punti venerdì scorso non sono stati trattati; per quanto riguarda l’energia a basso costo per gli stabilimenti del Vastese la risposta è nel petrolio?

POSTI DI LAVORO COME SE PIOVESSERO – Proposte concrete per l’attuale crisi industriale del Vastese (e della Val Sinello soprattutto) non sono state fatte. La scelta di sdoganare lo sfruttamento del petrolio davanti a lavoratori che oggi vedono il proprio futuro a rischio è quantomeno discutibile; cercare terreno fertile nella disperazione di chi oggi non ha prospettive si avvicina molto allo sciacallaggio. Pollutri & Co. spiegassero l’applicazione concreta della loro nuova deriva petrolifera per salvare i posti di lavoro di Golden Lady, Canali ecc.

L’ESEMPIO A SUD – Per fortuna dell’Abruzzo (e – ahimé – sfortuna dei lucani) a qualche centinaio di chilometri a sud c’è l’esempio della Basilicata. La Val d’Agri da anni subisce lo sfruttamento delle risorse petrolifere e da anni ha detto addio alle proprie eccellenze enogastronomiche. La realtà lavorativa è quella dell’emigrazione in massa dei propri giovani; nulla è cambiato rispetto alle regioni che non hanno pozzi. Questo perché nei siti estrattivi operano soprattutto tecnici specializzati che l’Eni trasferisce da altre regioni. Infine, si ripetono con preoccupante costanza gli allarmi riguardo le falde acquifere contaminate dagli idrocarburi (una delle ultime ad agosto come si evince dal servizio). Evidentemente in Basilicata non hanno usato le tecnologie citate dall’onorevole Amato.
All’Abruzzo conviene mettere a rischio i propri settori d’eccellenza (agricoltura e un turismo certamente da migliorare) per un incerto sviluppo proveniente dal petrolio?

Nel secondo video un ampio servizio sul centro oli di Viggiano (Basilicata)

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