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'Lunarie de Lu Uašte', a Palazzo d'Avalos 'luci' sull'edizione 2020

La pubblicazione, curata dagli autori Giuseppe Tagliente, Paolo Calvano e Fernando D'Annunzio, taglia il traguardo del 20° anno

redazione
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Taglia il traguardo delle 20 edizioni la pubblicazione 'Lunarie de Lu Uašte', l'almanacco dei vastesi.

La presentazione 2020 avverrà alle ore 18 di oggi, domenica 15 dicembre, nella consueta sede del salone della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos, alla presenza degli autori e di un presentatore d’eccezione, Giacomo De Crecchio, storico e ricercatore della vicina Lanciano.

Di seguito la prefazione di Giuseppe Tagliente, Paolo Calvano e Fernando D’Annunzio.

"Sono passati, son volati sarebbe meglio dire, vent’anni dal primo numero del Lunario. Era il 2001 e ad animarci in questa iniziativa di cui non potevamo immaginare tanta durata era all’inizio solo il desiderio di rinverdire tradizioni, usi, linguaggi, canti del buon tempo andato. Poco più di un gioco, d’una semplice trovata editoriale, d’un accenno al folklore locale, d’un modo di far demologia spiccia e senza nessuna particolare velleità. Con il passar del tempo, tuttavia, e con le innumerevoli epocali trasformazioni degli ultimi decenni avvertite come una minaccia per la nostra identità, abbiamo voluto assegnare al Lunario il compito più ambizioso di avviare un’operazione rivolta al recupero della storia e della cultura di questa nostra Città e di farne, come  puntualmente segnalato nelle prefazioni alle edizioni precedenti, uno strumento di difesa della nostra comunità e del ponderoso patrimonio culturale che ha saputo esprimere nel corso dei secoli. Un mezzo per non interrompere cosi bruscamente il colloquio tra le generazioni, per non spezzare il filo che le lega chiamato “tradizione”, per ammonire i padri a non disperdere la memoria di ciò che siamo ed i figli a ritrovarvi il senso di comunità perduto di cui hanno necessità per affrontare con fiducia il futuro.

Se all’aspettativa ha corrisposto un seppur minimo, infinitesimale risultato non sappiamo, consapevoli come siamo della modestia delle nostre capacità e possibilità, e dello sforzo sovrumano che richiede il risalire controcorrente il fiume impetuoso della omologazione e del pensiero unico dominante, ma sentivamo di doverla tentare questa sfida. L’importante è il viaggio non la méta, ha scritto qualcuno, e noi in questo cammino intrapreso da venti anni abbiamo entusiasticamente riposto qualche speranza ed il significato di una presenza".

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