“Imagines”. Personale di Michela Di Fabio

Allla Sala Comunale "R. Mattioli" di Vasto, in una singolare e sorprendente atmosfera-evento allestita e curata ad hoc dall'artista

Giuseppe Franco Pollutri
04/09/2019
Arte
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Michela Di Fabio, nella sua prima personale di pittura, con le sue “Imagines” ci mostra quanto preziosamente un essere umano sia capace di sedimentare, ad arte, tracce immaginifiche e socialmente pervasive su un supporto materico utilizzato per dare epifania di sé e per comunicare ad altri.“Queste immagini di Michela si presentano uguali impronte, indici o icone che rimandano ad un approfondimento in cui il tempo vissuto è sospesa tra realtà e dimensione metaforica”, leggiamo, a firma del Prof. Italo Besca, sul pieghevole informativo per i visitatori.
Raramente in provincia, com’è in questo caso, capita di poter tornare a pensare che, pur nell’epoca della riproducibilità delle ‘figure’ sempre più ampia e tecnologicamente straordinaria, è pur sempre la mano artefice dell’essere umano che è in grado, con segni, con grumi materici e stesure cromatiche, di lasciare efficace traccia, e con essa memoria, di ciò che nel popolato mondo e universo accade.

I quadri della giovane artista, nativa di Termoli e oggi residente a Vasto, dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte, appaiono a prima vista incupiti nelle tinte da un marcato segno di scrittura. Segni – com’è stato annotato dal Besca – metaforici, in altre parole capaci di esprimere o di suscitare altro, anche se graficamente (volutamente) semplici e sommari, privi di ricercatezza formale, di collaudata tecnica mimetico-illustrativa. Le sue ‘figurazioni’, cui non mancano campiture e riflessi di pura cromaticità e di dorata luminescenza, costituiscono tutto un mondo da esplorare, un racconto non verbale sintatticamente complesso, da leggere in un percorso narrativo singolare, ma non a sé stante.

Ciascun quadro-racconto di Michela Di Fabio costituisce un capitolo o una pagina di un complessivo ‘romanzo’ della vita, privo del fatidico e rituale, ma forzosamente conclusivo “the end” filmico; ad una guardatura ravvicinata si mostra articolato in una molteplicità di sovra stesure grafiche e coloristiche, volte a proporre ed esporre, in flusso continuo ma interdipendente, altre immagini, e con esse ulteriori, minimali ma non trascurabili significazioni. In tale e per tale singolare fruizione eidetica dell’opera, il ‘quadro’ non solo si chiarifica e s’illumina di per sé, si rivela nelle sue stratificazioni d’opera, letteralmente si mostra, allo sguardo euristico di un visitatore attento e non frettoloso, in un dispiegarsi percettivo parallelo a quello che l’artista ha compiuto nella sua volontà di ‘tracciare’ una transeunte quanto catartica idea e visione di una realtà solo apparentemente fenomenica, su di sé e collettivamente sperimentata.

Per una personale visita all’esposizione il termine ultimo è venerdì 6 settembre.

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