Per comprendere appieno il senso di alcune frasi, bisogna contestualizzarle al luogo in cui vengono espresse e conoscere la storia di chi le ha pronunciate. Così quelle come âla scuola deve educare alla vita, non deve solo istruireâ, âlâinfinito per me è qualcosa che non finisce mai, proprio come i miei guaiâ o ânessuno vorrebbe fare questa vitaâ, assumono un significato ben preciso, se dette da internati sottoposti a âmisura di sicurezza detentivaâ.
Eâ successo ieri a Vasto, in Contrada Sinello, dove, presso la Casa Lavoro un gruppo di âRi-NATIâ si è messo in gioco, cimentandosi in una rappresentazione teatrale che di inventato aveva solo scenografia e trama.
Sì, perché le storie e il âcuoreâ portati sul palco erano veri e ben poco hanno lasciato allâimmaginazione degli spettatori, formati da un piccolo gruppo di visitatori esterni ed ospiti della struttura che hanno potuto condividere qualche ora insieme allâinsegna dellâintrattenimento.
âSi può âevadereâ un po' anche solo con la propria mente, lasciatemi passare questo termine così adatto per lâoccasioneâ, ha detto la direttrice Giuseppina Ruggero, nel ringraziare la maestra Miranda Sconosciuto e la âCompagnia dei Cartonerosâ che, nellâambito del progetto âColtiva la culturaâ, hanno inscenato la commedia dal titolo âLe Maschere della Fratellanzaâ.
Letture, musiche e poesie incentrate sulle parole chiave sogno, tenerezza, amore, bellezza e libertà . Gli attori della Casa Lavoro sono saliti sul palco indossando delle maschere realizzate da loro e, nellâatto simbolico di toglierle, si sono liberati di paure ed angosce di desideri non realizzati.
âDa piccolo volevo diventare pittore, volevo frequentare il Liceo Artistico ma ho dovuto subito cominciare a lavorare e quindi a scuola non andavo piùâ, âvolevo fare lâattore, è stato sempre il mio sognoâ, queste solo alcune delle finestre che gli internati-attori hanno aperto sul proprio vissuto, regalando lâidea di una sofferta biografia.