Vivere sotto i ponti. Un modo di dire che, adesso, si traduce in amara realtà .
Una scelta di vita che ci si para contro a due passi da casa. Non alla fredda periferia di una grigia metropoli, ma nel cuore di una tranquilla cittadina di provincia. A Vasto, dove pure i clochard non mancano, la scoperta lâha fatta la Polizia Locale. Un uomo, non si sa ancora spinto da cosa, si era fatto per casa il posto che non tâaspetti: sotto un ponte sì, ma in una nicchia del viadotto Histonium, poco lontano da Piazza Verdi, che fino a poco più di un mese fa brillava delle calde luci della festa, pacchi colorati attorno allâalbero stilizzato di Natale.
Lui, quellâuomo che quattro mura forse prima ce lâaveva, ha pensato di sistemare le povere masserizie tra asfalto e cielo, in pieno inverno. Chissà da quanto tempo. Coperte e teli di plastica, solo quelli, per ripararsi dal freddo e trovare un minimo di tepore nelle notti ancora rigide di questo scorcio dellâanno.
I vigili urbani del comandante Pino Del Moro, gli operai dellâufficio tecnico del Comune, si sono impietositi davanti a quel giaciglio di fortuna: se vivere così è una scelta personale, pure rispettabile, vedere da vicino, toccare con mano quel misero rifugio è parso loro un fatto estremo. Inaccettabile.
La comunità ne prende atto: anche a Vasto, come in altre città più grandi, câè chi non possiede un letto al caldo per dormire e si sceglie un buco sotto ad un cavalcavia dove riposare. Chissà se quellâuomo, tra asfalto e cielo, sarà riuscito qualche volta a sognare.