Un pubblico numeroso e attento, lunedì 15 maggio, ha seguito presso la Pinacoteca di Palazzo dâAvalos la presentazione del recente libro dellâarcivescovo mons. Bruno Forte âLa Santa Radice â Fede cristiana ed ebraismoâ (ed. Queriniana, Brescia).
Ha introdotto lâincontro, svolgendo poi anche il compito di moderatore, il biblista prof. don Gianni Carozza.
Padre Bruno, durante la sua relazione, ha richiamato innanzitutto le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere queste intense pagine che sono frutto di amore e di conoscenza che in lui sono cresciuti e si sono rafforzati nel tempo.
Amore alla fede dei patriarchi e dei profeti e per il popolo ebraico che ne è âil testimone imprescindibileâ nella storia; conoscenza che si è andata sviluppando nel corso degli anni attraverso varie esperienze vitali, in particolare la riflessione biblica e teologica, le numerose visite da lui compiute in Terra Santa, le tante relazioni amicali con protagonisti della fede ebraica, il lavoro impegnativo come membro della Commissione mista fra la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato dâIsraele. âDel resto â ha osservato mons. Forte â come si fa a non amare un popolo da cui è venuto Gesù?â
Il vescovo è passato, quindi, a sottolineare alcuni punti importanti approfonditi nel volume, ad iniziare da una convergenza di fondo â inseparabile certo dalla loro diversità â che consiste nella testimonianza che ebraismo e cristianesimo rendono alla rilevanza del Dio vivente, il totalmente Altro, lâInfinito che si fa presente nel finito per comunicarsi alla fragilità dellâuomo.
Altri due elementi, ha continuato mons. Forte, ci fanno scoprire lâebraicità del cristianesimo: il valore della memoria e quello dellâattesa. Di qui lâimportanza dellâermeneutica. Per lâebraismo come per il cristianesimo obbedisce alla Parola chi non si ferma alla lettera, ma ruminandola scava in essa per accedere ai sentieri del Silenzio e aprirsi così al futuro di Dio.
A questo punto il vescovo ha fatto riferimento al quarto capitolo del suo libro, dove egli affronta il tema delle radici ebraico-cristiane dellâEuropa, parlando delle tre grandi invenzioni: quella ebraica della âstoriaâ; quella greca della âpoliticaâ; quella cristiana della âpersonaâ.
Infine, câè stato da parte di Padre Bruno un richiamo al discorso della Montagna in riferimento al dialogo ebraico-cristiano. Nel libro il tema è trattato nel quinto capitolo come risposta a due precise domande: In che senso Gesù non è un Rabbì come gli altri? E in che senso, invece, si pone in continuità con la Torah di Mosè?
Naturalmente tanti altri argomenti sono sviluppati ne âLa Santa Radiceâ. Per esempio, il rapporto che la fede cristiana vede tra Israele e la Chiesa; la consapevolezza dellâenorme apporto che lâebraismo ha dato alla formazione della coscienza europea e della civiltà in generale; i quattro temi che uniscono â pur nella distinzione â il mondo concettuale ebraico e quello cristiano: il cuore, il deserto, la libertà e la gioia; la figura di Mosè come âleaderâ religioso per la nostra società secolare. Al lettore lâimpegno di approfondirli.
Il prof. Michael Segre nel suo breve intervento si è soffermato sulla bellezza della copertina del libro (dove sono rappresentati due esploratori con il grappolo dâuva della Terra promessa) e sul tema della ciclicità della storia, per affermare, infine, di âessere perfettamente dâaccordo con quanto è scritto nel volume di mons. Forteâ.
Eâ seguito un sereno dibattito, durante il quale i due relatori hanno risposto alle domande poste dal pubblico.