L'operazione delle prime ore del mattino dei Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) e il Comando Provinciale di Chieti (unitamente ai Comandi dellâArma territorialmente competenti delle province di Napoli, Salerno, Foggia, Latina e Ascoli Piceno) è arrivata a termine di una complessa e articolata indagine coordinata dal Procuratore Distrettuale Antimafia di LâAquila, Fausto Cardella, e i Sostituti Procuratori Antonietta Picardi e David Mancini.
L'attività investigativa è partita nel 2012, dopo l'individuazione di un «sodalizio criminale di matrice camorristica attivo nell'area vastese frentana della provincia di Chieti» confermata dagli arresti delle operazioni 'Pipistrello' e 'Tramonto' (2009 e 2012). Queste due operazioni avevano l'obiettivo di smantellare l'associazione criminale facente capo a Lorenzo Cozzolino, elemento di primaria importanza di una fazione scissionista del clan Vollaro.
Il boss, dopo una permanenza a Vasto, si è stabilito a Gissi insieme alla convivente Italia Belsole, figlia di Attilio, esponente di spicco dello stesso clan. Nel Chietino è così stata messa in piedi una ramificata organizzazione criminale insieme agli affiliati di altri clan camorristici dell'area napoletana: Fabio Martusciello (clan Cimmino), Marco Mango e Rosario Di Bello (clan di Lauro) fuggiti dalle guerre di camorra in terra natìa.
Come spiega la Dda dell'Aquila il sodalizio «formava un agguerrito gruppo criminale, gerarchicamente strutturato, in grado di gestire con modalità tipicamente mafiose una pluralità di attività illecite, principalmente legate al narcotraffico e al controllo delle piazze di spaccio nellâarea compresa tra Francavilla, Vasto, San Salvo e altri comuni del Chietino, ove estendeva progressivamente la propria influenza sulla eterogenea e meno strutturata criminalità autoctona».
Tra il 2003 e il 2008 l'organizzazione di Cozzolino si è resa esecutrice o mandante «di numerosi atti di intimidazione, tentati omicidi e incendi di autovetture e beni immobili; tali atti violenti sono stati anche rivolti ad alcuni appartenenti alle forze dellâordine e loro familiari».
Sebbene arrivato da poco sul territorio vastese, il camorrista è riuscito a scalzare le resistenze di alcuni rom stanziali dediti allo spaccio di droga. Il gruppo alle sue dipendenze è riuscito a costringerli ad acquistare gli stupefacenti dalla propria organizzazione assoggetandoli alla propria egemonia.
LA COLLABORAZIONE - Nel febbraio 2012, all'indomani dell'operazione 'Tramonto' (durante la quale furono arrestati 63 persone per traffico di stupefacenti e detenzione di armi ), i due coniugi hanno iniziato a collaborare con la giustizia rendendo dichiarazioni alla Dda di L'Aquila e Napoli. Grazie a queste dichiarazioni gli inquirenti hanno potuto 'aggiornare' lo scenario e la portata del fenomeno criminale.
IL QUADRO COMPLETO - Quello venuto fuori dalla lunga indagine è un quadro dettagliato che conferma i sospetti degli inquirenti che hanno potuto documentare la nascita e la formazione del gruppo criminale e le innumerevoli attività illecite perpetrate sul territorio:
- le origini, la struttura e le gerarchie interne del sodalizio;
- le modalità tipicamente mafiose di affermazione sul territorio, attraverso il sistematico ricorso alla violenza, ad attentati dinamitardi, a conflitti a fuoco, a pestaggi e ad altre gravi forme di intimidazione, perpetrate, sia allâinterno del sodalizio per consolidare le gerarchie interne, sia allâesterno per estendere la propria supremazia sul territorio;
- il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari, di cui lâorganizzazione si faceva carico disponendo, alternativamente, lâerogazione della c.d. âsettimanaâ, o cancellando eventuali debiti contratti;
- la disponibilità di armi da fuoco, a volta utilizzate con estrema disinvoltura anche in luoghi pubblici molto frequentati, con i conseguenti rischi per lâincolumità dei passanti;
- lâutilizzo di diversi canali, sia nazionali che esteri, per lâapprovvigionamento delle sostanze stupefacenti, nonché i contatti mantenuti da Cozzolino con referenti calabresi e con noti narcotrafficanti di cocaina stanziali in Olanda e Germania.
TROVATI SILENZIATORI E GIUBBOTTI ANTIPROIETTILE - Nellâambito dellâindagine, a riscontro delle dichiarazioni dei due coniugi, sono stati rinvenuti e sequestrati, occultati allâinterno di un casolare di proprietà di un appartenente allâorganizzazione, alcuni silenziatori di fabbricazione artigianale, giubbotti antiproiettile, lampeggianti del tipo in dotazione e manette prive di matricola.
LA PRIMA VOLTA DELL'ABRUZZO - Il complesso scenario emerso è nuovo nella regione. Sono infatti pesantissime le parole a conclusione della relazione del Procuratore Distrettuale Antimafia: «Lâoperazione riguarda, in definitiva, un pericolosissimo sodalizio criminale che ha imposto, su una realtà territoriale tradizionalmente estranea a forme stanziali di criminalità organizzata, condizioni di assoggettamento e forme dâintimidazione ampiamente documentate e tali da contestare, per la prima volta nel distretto giudiziario abruzzese, la fattispecie dellâassociazione di tipo mafioso».
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