Giovani vastesi nel mondo: Antonio La Verghetta manager Iata in Canada passando per Australia ed Argentina

Prosegue la serie di interviste curata da Nicola D'Adamo di NoiVastesi

Nicola D'Adamo (NoiVastesi)
24/07/2012
Attualità
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Antonio la Verghetta, 29 anni, laurea in Lingue, manager alla prestigiosa Iata (International Air Transport Association) in Canada, dopo esperienze in Argentina e Australia. Parla inglese, spagnolo, francese e portoghese. "Non penso di tornare in Italia - dice con amarezza - le opportunità sono scarse".

 

Antonio, che studi hai fatto?
Sono del 1983. Dieci anni fa, nel 2002 ho preso il Diploma presso l’Istituto Tecnico Commerciale e  per Geometri di Vasto. Poi , mi sono iscritto presso l’Università La Sapienza di Roma, facoltà di Lingue e Culture del Mondo Moderno, scegliendo come prima e seconda lingua inglese e spagnolo, e terza il francese. L’impatto universitario non é stato semplice. Città nuova, molto grande,  responsabilità e priorità a cui non si é abituati. Ma ho avuto la fortuna di iniziare l’avventura romana con altri 3 ragazzi vastesi, con i quali abbiamo preso casa insieme nel quartiere Monti Tiburtini. Nell’aprile 2007 mi sono laureato e poco dopo è iniziata la mia avventura per il mondo, portandomi prima in Argentina, poi in Australia e infine in Canada.


Partiamo dalla prima, come è iniziata l’avventura in Argentina?
Tutto iniziò la primavera del 2007, quando decisi di mettere qualche soldo da parte per poter conoscere i miei parenti in Argentina, a Buenos Aires. Riuscii nell’intento e ad agosto viaggiai per un mese in Argentina, sia per visitare zii e cugini, che avevo visto solo nelle foto di famiglia, che per conoscere i bellissimi paesaggi e luoghi argentini. Durante quel mese mio cugino, poco più grande di me, mi chiese, quasi per gioco, se mi sarebbe piaciuto rimanere e lavorare con lui presso una ditta di Freight Forwarders ed agenti doganieri, proprio in Buenos Aires. Gli dissi che sarei dovuto tornare comunque in Italia e pensarci un attimo, dato che ero fresco di laurea e volevo organizzarmi bene. Però la sua proposta fu talmente affascinante e suggestiva, che appena tornato a Vasto, mi misi in moto per poter tornare in Sudamerica il prima possibile e cosi é stato. Ad aprile (2008) ho definitivamente deciso di provare, almeno come esperienza temporanea, di lavorare con mio cugino, in un ufficio dove già avevo conosciuto i miei futuri colleghi, che mi sembrava un ottimo trampolino di lancio, almeno per forgiarmi ed imparare perfettamente una lingua straniera. Quando arrivai con un volo solo andata a Buenos Aires, il 30 Aprile 2008, mi fermai in casa di amici con cui avevo fatto conoscenza in precedenza, zona centrale, e iniziai a lavorare solo dopo 2 giorni.

 

E’ stato un inizio duro?
Insomma fu difficile abituarmi all’idea di non essere più un turista, ma essere un comune lavoratore/impiegato di 24 anni, che viveva in una città enorme, e per di più, con l’obbligo di iniziare una vita sociale stabile. Per fortuna, mi é andata bene, ed ho conosciuto tante belle persone e fatto moltissime esperienze, viaggiando per il paese argentino, stupendo, e non solo, ma anche in Uruguay, Cile, Paraguay e il sud del Brasile. L’esperienza presso la compagnia di Freight Forwarders é stata fantastica, ho conosciuto tanta gente che mi ha aiutato, ricordo con piacere il mio capo che ogni 4 mesi mi mandava a dei corsi di specializzazione su carga aerea, sistemi doganieri, merci pericolose. Tutte conoscenze che sicuramente mi hanno aiutato nel mio future professionale. Però purtroppo, come tutti sappiamo, la realtà argentina é ben differente dall’essere un paese stabile che guarda al futuro, e quindi piano piano, la voglia di rimanere é venuta meno, mentre la voglia di iniziare a fare una carriera internazionale, sempre più grande, soprattutto per l’aspetto economico. Allora iniziai a domandarmi dove sarei potuto andare, in un paese che mi avrebbe permesso di vivere in un ambiente piu tranquillo, sia dal punto di vista lavorativo che personale.


E così ti sei trasferito in Australia, a Perth la città dove si parla vastese
Sì. Dopo questa esperienza argentina durata 3 anni, decisi di cambiare aria e di andare a Perth, dove già ero stato anni addietro, però senza mai pensare minimamente un futuro da immigrante. Scelsi Perth non solo perché già conoscevo la cittá, ma anche perchè, come la grande maggioranza dei vastesi, ho dei parenti che mi aiutarono le prime settimane del mio soggiorno, per potermi stabilizzare, cercare un lavoro e poi una casa o appartamento da affittare, e cosi fu. Il 10 Marzo partii da Buenos Aires verso l’Australia, con un visto di 1 anno (working holiday), con scalo a Sydney prima, poi 3 giorni a Melbourne, e poi ancora fisso a Perth per iniziare la nuova avventura. Anche li l’inizio non é stato facile, abituato al caos della grande metropoli ai ritmi più calmi di una città più piccola; soprattutto il trovare lavoro, in un settore di mia competenza, quello del trasporto e commercio internazionale, non é stato semplice. Dopo 1 mese di ricerche, mi offrirono un contratto per 10 mesi presso una azienda di logistica e commercio internazionale, la CTI Logistics (dove uno dei direttori é figlio di Vastesi, di grande aiuto!), lavorando come coordinatore logistico per una grande azienda australiana. E, sinceramente, questa é stata una esperienza di lavoro che mi ha fatto maturate tantissimo, non solo perchè ci si alzava alle 5 del mattino per iniziare alle 6, ma anche per il fatto di trovarsi in un ambiente di lavoro completamente diverso dal precedente, dove le 8 ore si lavorano piene, seriamente, con dei colleghi disponibilissimi e una organizzazione invidiabile. Purtroppo per me, i direttori dell’azienda non hanno avuto l’opportunità di cambiarmi il visto dal vacanza-lavoro, ad uno permanente, e quindi, sapendo ciò, iniziai a cercare qualcos’altro, sia in Australia, che all’estero.

 

E scaduto il visto di un anno per l’Australia, sei approdato alla Iata in Canada
In effetti quando mi ritrovai senza un visto permanente in Australia, senza una persona che volesse sponsorizzarmi, decisi di mandare CV ad altre compagnie internazionali, senza badare troppo alla locazione geografica, ed dopo un paio di mesi, iniziarono le chiamate con la IATA dagli uffici di Montreal. La selezione é stata lunga, più di un mese, però ne é valsa la pena, dato che ho realizzato uno dei miei sogni, lavorare nell’ambito dell’aviazione. In verità già in passato avevo mandato dei curriculum, quando vivevo in Argentina, alla IATA (Associazione Internazionale del Trasporto Aereo), ed ebbi anche un colloquio che non fu positivo. Però questa volta era differente. Io ero cresciuto, maturato sia come persona che come professionale, e sentivo che probabilmente, una seconda chance per accedere ad un colloquio ci sarebbe stata, e cosi é successo. Mi chiamarono per dei colloqui telefonici, poi si trasformarono in video conferenze, poi iniziarono a chiedere delle referenze, e per ultimo, incredibilmente, arrivò l’offerta di lavoro! Quando feci la domanda, il posto di lavoro era a Montreal, in Canada, e il lavoro consisteva nell’essere un Rappresentante di Marketing e Servizi commerciali con delle esperienze nel settore cargo (fatte in precedenza nel primo lavoro a Buenos Aires, dove feci vari corsi di cargo). Contentissimo, ricordo aver svegliato mia madre in piena notte italiana per informarla della buona notizia, e da lì le cose cambiarono radicalmente. L’organizzazione pensò a tutto: il visto di lavoro, ottenuto più o meno in un mese, e poi mi mandarono un biglietto solo andata in classe business per Montreal. Non riuscivo a credere cosa stesse succedendo. Però in fondo, penso che dopo i tanti sacrifici e kilometri fatti, me lo ero anche meritato. Arrivai in Canada il 24 maggio 2011, ed il giorno dopo ci fu la mia presentazione in ufficio, dove mi ricevettero molto cordialmente facendomi sentire a mio agio, come se fossimo già colleghi da tanto tempo. Una volta in IATA, mi ritrovai in un mondo completamente differente, lavorando in un grattacielo altissimo, 6 piani tutti per l’organizzazione, più di 300 impiegati nell’ufficio di Montreal ed altri 1000 per il mondo, fatto di professionisti di alto livello, di tutte le culture e razze, ed il mio dipartimento non é l’eccezione. La mia manager é polacca, i miei colleghi sono cinesi, indiani, sudamericani, canadesi o franco-canadesi, come piacciono essere chiamati qui nello stato del Quebec, europei, africani, di tutto insomma. Non sono l’unico Italiano, anche se nel mio team, o meglio, nel mio piano, lo sono.


Quali lingue parli e come le hai imparate?
Per fortuna sono sempre stato portato, fin da bambino, forse per curiosità, ma ho la fortuna di poter parlare 5 lingue. L’italiano come lingua madre, anche se ultimamente faccio fatica (chiedere ad amici e genitori) l’inglese e lo spagnolo come lingue fluenti, e francese e portoghese come lingue basiche. Iniziai a studiare anche l’arabo, ma ultimamente non ho molto tempo a disposizione, e quindi ho lasciato con una conoscenza pari a zero. Le lingue, come sempre dico, si imparano sul posto; ovvio che anni di scuola o università aiutano, però se non si é a contatto tutti i giorni con la lingua, poi si perde e si fa fatica a ricordare ciò che é stato studiato nell’ora di lezione a scuola. Ho avuto la fortuna di viaggiare a più riprese in Australia quando ero ragazzino, quindi li gia iniziai a masticare l’inglese in maniera decente, poi perfezionato con l’ultima esperienza nel 2010, e cosi é stato per lo spagnolo. Gli anni in Argentina sono stati di grande aiuto per poter migliorare e perfezionare sia il lessico che l’accento (quando parlo spagnolo tutti mi scambiano per un argentino ed i miei amici mi prendo in giro). Per quanto riguarda il francese, lo studiai 5 anni nella scuola superiore, ed ora qui a Montreal lo parlo quasi tutti i giorni, per i negozi o con le persone del posto, dato che vivo nel Canada francofono, e piano piano sta migliorando. Il portoghese non l’ho mai studiato, ne ho vissuto in Brasile o Portogallo, però quando hai basi solide di italiano e spagnolo, si capisce e in qualche modo riesci a comunicare con le persone o clienti, nel mio caso qui in ufficio. Oggigiorno essere poliglotta puó essere visto come un vantaggio se si é in cerca di lavoro, e qui nel mio lavoro me ne sono reso conto alla perfezione.

 

In che cosa consiste il tuo lavoro?  
Come già accennato in precedenza, il mio posto, tradotto in italiano, é come rappresentante o “coordinatore di marketing e servizi commerciali”, una delle tante divisioni che costituiscono IATA. Il mio lavoro consiste in una comunicazione giornaliera con le compagnie aeree o clienti privati a riguardo delle varie pubblicazioni che la IATA offre, annualmente o mensilmente, per lo più riguardanti regolamenti su  merci pericolose, manuali per piloti o personale dell’aeroporto, data, informazioni sul traffico aereo, e cosi via (abbiamo più di 70 pubblicazioni in lista). Il lavoro può essere tradotto anche come “Agente di vendita”. Però ho anche altre responsabilità che sono : prendere parte a vari progetti; aiutare colleghi di altri dipartimenti, soprattutto nel training, mettendomi in comunicazione con istituti soci della IATA per diverse proposte di collaborazione; insegnare il lavoro a nuovi colleghi di lavoro; comunicazione intensiva con il dipartimento di finanze ecc. Diciamo che é un lavoro dinamico, con un team di lavoro efficiente ed amichevole, dove non ci si annoia mai e soprattutto si cerca sempre di non abbassare mai la guardia e di metterci tanta passione.


Il tuo è un ambiente internazionale, da italiano come ti trovi?
Mi trovo bene, lo devo ammettere. Essere stato fuori tanto tempo mi ha aiutato per poter integrarmi alla perfezione in questo ambito internazionale di alto livello. A volte ovviamente ci si trova meglio con un altro italiano, parlando di tutto, o si cerca di fare amicizia con persone che comunque hanno qualcosa in comune con te, che sia il calcio, la lingua o altre piccolezze, però alla fine, ci si rispetta tutti di egual maniera, senza fare caso al colore della pelle, lingua, accento, ecc. Ho fatto amicizia con tante persone, con alcuni ci si vede fuori per una birra o per andare a vedere un evento sportivo o per un incontro il fine settimana per passare il tempo e non solo parlare di lavoro. Sono contento sotto questo punto di vista, ed é impagabile perché si ha una mente più aperta e c’e più tolleranza.

 

Lavori in un campo particolare, come hai fatto per acquisire le giuste competenze?
Le giuste competenze sono state acquisite attraverso delle varie esperienze precedenti al mio approdo alla IATA; é stato importante aver seguito dei corsi di commercio internazionale, gestione di merci pericolose e di carga aerea quando ero a Buenos Aires, con rilascio di certificati internazionali, e poi aver lavorato per una azienda di alto profilo in Australia, avendo l’opportunità di gestire cose e persone. Tutto ciò fa si che il CV cresca di valore, e che anche grandi organizzazioni internazionali, come IATA, buttino un occhio sulle abilità e caratteristiche. Nel mio caso, il fattore passione per l’aviazione commerciale, ha anche avuto un ruolo determinante. Era uno dei miei sogni lavorare qui, e forse, le persone che mi fecero il colloquio, se n’erano accorte.


Che progetti hai per il tuo futuro?
Non lo so ancora. Per il momento continuerò qui per un altro anno e mezzo almeno (per mia fortuna il mio contratto di lavoro é permanente), però devo essere sincero, vivere qui in Canada é dura soprattutto quando arriva l’inverno e le temperature scendono a -30 gradi con 1 metro dei neve fuori e ghiaccio sui marciapiedi per quasi 6 mesi. Il progetto di tornare in Australia é sempre presente, ed ora con questa esperienza di lavoro qui alla IATA, avrei forse piu possibilitá nell’ottenere un visto di lavoro, però bisogna andare piano, organizzarsi bene e prefissarsi priorità. Una cosa é certa, non penso tornare in Italia, mi dispiace ammetterlo, però in questo momento non c’e un futuro roseo e le opportunità sono scarse.

 

E con Vasto come la metti?
Vasto é sempre nei miei pensieri, a volte meno, a volte di più, é la città dove sono nato, cresciuto e dove ho i miei genitori, nonni ed amici. Il Natale scorso ho avuto un piccolo shock, quando tornai a casa dopo quasi 3 anni, mi ero abituato nello stare solo, lontano dagli affetti vastesi, e lontano da occhi indiscreti. Però tornai felice, ero contento di riabbracciare tutti, e soprattutto passare un Natale in famiglia dopo tanto tempo. Poi ci ho preso gusto e sono tornato proprio a fine giugno per 8 gg; la costa soleggiata con tutti gli ombrelloni aperti che si vede dal belvedere é un immagine che porterò sempre nei miei ricordi e che difficilmente potrò ritrovare in un altro posto nel mondo.

 

Cosa consigli ai giovani che intraprendono l’università o sono in cerca di lavoro?
il mio consiglio é quello di mettercela tutta per inseguire i vostri sogni, di non pensare che sia troppo difficile, o troppo lontano, o troppo rischioso; le opportunità vanno e vengono ma quelle che contano sono veramente poche. Per raggiungere mete importanti bisogna fare dei sacrifici grandi, organizzarsi, avere voglia, osare. L’università é un trampolino di lancio sempre più corto, non basta a volte per ottenere un buon lavoro o fare carriera, pero le esperienza di vita si contano molto, e se si ha la voglia di provare fuori, non bisogna aver paura ma farsi coraggio e sapere che un giorno quei sacrifici sono valsi la pena ed hanno dato i loro frutti. Sono a conoscenza delle difficoltà ttuali per chi cerca lavoro, pero l’unica cosa che posso dire, é di non scoraggiarsi, di continuare a cercare, rimboccarsi le maniche quando sia necessario ed in questo modo costruirsi esperienze che possono valere qualcosa di piùimportante in futuro.

 

Antonio La Verghetta è l'esempio concreto di una persona dinamica che cerca di farsi strada nel difficile mondo del lavoro. Un motivo ricorrente in queste interviste è che all'estero se sai fare un lavoro ed hai voglia di impegnarti, prima o poi vieni premiato. Auguri Antonio!

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